Il settimanale Style, che esce col “Giornale” ogni venerdì, dedica la copertina agli ottantanni di Giorgio Armani e un’intervista che svela aspetti finora tenuti nascosti della sua vita privata.
Iniziò presto, grazie all’esempio della madre, ad apprendere quelle caratteristiche come l’efficienza, la puntualità e il perfezionismo, che poi sarebbero state la sua ossessione. “La mia devozione al lavoro la devo a mia madre che era una donna molto severa, forse perché ha perso la mamma da piccola ed è stata costretta, unica femmina tra otto fratelli, a mandare avanti la famiglia.” racconta. La mamma, Maria Raimondi, proveniente da una famiglia di mobilieri piacentini e il padre, Ugo Armani, impiegato amministrativo oltre a Giorgio diedero alla luce altri due figli: Sergio il maggiore e Rosanna, la più piccola. E fu proprio Rosanna che, a soli quattro anni,assistette al tragico incidente bellico che costò la vita ad un suo compagno di giochi e ferì gravemente Giorgio. Avvenne tutto nell’estate del ’43 a Piacenza, Armani aveva nove anni, la città venne bersagliata dai bombardamenti e lo stilista che era il più vicino all’esplosione subì ustioni molto gravi che lo portarono a stare quaranta giorni in ospedale. Ne uscì solo con una cicatrice al piede ma segnato nel profondo. Erano gli anni ’60 quando Giorgio, affascinato dal romanzo “La Cittadella di Cronin”, si iscrisse a medicina frequentando l’università per due anni fino a capire che quella non era la sua strada. Forse fu da lì che apprese la precisione chirurgica dei tagli, le forme anatomiche dei modelli e il suo leggendario senso delle proporzioni. Fu nel ’66, con l’incontro con Sergio Galeotti, l’amore della sua vita, che iniziò la sua carriera stilistica: insieme fondarono la “Giorgio Armani”, azienda di moda leader in Italia. “Sergio mi ha dato la forza di improvvisare questo mestiere. Io avevo le intuizioni, ma non ero bravo. Non sapevo disegnare ma lui mi spingeva a farlo.”. Galeotti morì nell’ottantaquattro e Giorgio reagì lavorando, occupandosi anche della parte manageriale che prima spettava al socio. E fu così che diventò stilista imprenditore, un caso più unico che raro. Oggi ha 5000 dipendenti e 500 negozi in tutto il mondo.
Stefania Fava