Una risposta stringata sulla collocazione europea della Lega e la convocazione per domani di un consiglio federale. Questa è stata, finora, la reazione di Matteo Salvini alle dichiarazioni del ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, contenute nell’ultimo libro di Bruno Vespa, in uscita domani.
Giorgetti ha in un colpo solo suggerito pubblicamente al suo leader di accantonare l’idea di guidare il Paese e ha definito incompiuta la sua svolta europeista e ha evocato la possibilità di un semipresidenzialismo a guida Draghi. Le sue parole hanno scosso non poco la Lega. Molti all’interno del partito, infatti, considerano quello di Giorgetti un attacco diretto a Salvini. Nemmeno il primo, visti i precedenti in cui aveva definito il centrodestra inadeguato e aveva sponsorizzato Carlo Calenda a Roma.
A chi gli chiede come abbia preso il paragone tra lui e Bud Spencer fatto dal ministro, il leader della Lega risponde che ama più il teatro, tentando di gettare acqua sul fuoco, nonostante sia animato da quella che i suoi definiscono una fredda collera. Giorgetti, invece, si dice spiazzato per l’eco suscitata dalle sue parole, ribadendo la sua intenzione di non promuovere scissioni all’interno del partito e di non mirare alla leadership di Salvini.
Che tra i due ormai ci sia uno scontro in atto è confermato anche dalle parole del deputato leghista Claudio Borghi, il quale afferma di preferire “i pugni di Bud Spencer per schiodare la palude politica”.
Il momento per la Lega è delicato, in quanto molti dei suoi parlamentari temono di dover lasciare il seggio a causa del taglio del 30% delle poltrone. Per questo Salvini sa quanto sia cruciale per lui l’elezione del prossimo Capo dello Stato. Se dovesse uscirne bene, confermerebbe il suo ruolo di “federatore” e leader del centrodestra. Se così non fosse, dovrebbe guardarsi le spalle dalla pressione sempre più crescente dell’ala interna capitanata da Giorgetti.