Se il gioco non va mai in crisi, il gioco d’azzardo con la crisi ci va addirittura a nozze, in un’Italia sempre più ludopatica. A dare l’allarme, parlando di “boom del gioco d’azzardo” nel nostro Paese, è YouTrend con un’inchiesta sul fenomeno e il suo giro d’affari.
I dati citati affermano che gli italiani nel 2017 hanno giocato 101,8 miliardi di euro, in aumento di 5 miliardi rispetto al 2016. Considerato che nel 2006 la somma giocata annualmente dai cittadini italiani era inferiore ai 35 miliardi, si può parlare di vera e propria escalation. L’Italia, paese in cui è vietata la costituzione di nuovi casinò, vanta la leadership in Europa per il tasso di slot machine per abitante: una ogni 151 cittadini, nettamente di più rispetto a Spagna (una ogni 245) e Germania (una ogni 261).
Tutte trappole per i “giocatori problematici”, soggetti affetti da ansia e stress da gioco, che in Italia sarebbero circa 400 mila, in leggera crescita sul 2016 e soprattutto quadruplicati in dieci anni. Questa passione pericolosa non risparmia neanche i bambini: stando a questa inchiesta almeno 400 mila giovanissimi tra i 7 e i 9 anni avrebbero già fatto il battesimo del gioco, tra slot machine, gratta e vinci, scommesse sportive.
Due mappe de Il Sole 24 Ore smentiscono lo stereotipo secondo cui chi ha un reddito meno elevato spenderebbe più soldi nel gioco d’azzardo. Infatti il podio lo detengono le benestanti provincie di Prato, Ravenna e Rovigo, in una classifica che vede il centro-nord spendere più del sud e delle isole. Viene quindi evidenziata una “proporzione inversa tra tasso di disoccupazione e spesa pro capite per il gambling”.
Contro la ludopatia si è scagliata la legge di stabilità del 2016, con la quale è stata disposta una riduzione del 30% delle nuove slot a decorrere dal 2017. E il Decreto Dignità contrasta “qualsiasi forma di pubblicità” al gioco d’azzardo. Basterà a stoppare il boom?