HomeSport Gino Bartali, vent’anni dopo. Campione nella vita

Vent'anni senza Gino Bartali
"L' intramontabile" campione
nel ciclismo e nella vita

Mattarella: "Testimone dello spirito di

solidarietà che ha rilanciato il Paese"

di Chiara Capuani05 Maggio 2020
05 Maggio 2020

Vent’anni fa, a Firenze, moriva Gino Bartali, uno dei più grandi campioni in assoluto del ciclismo, ma anche un campione di umanità. Scalatore formidabile, 124 vittorie collezionate nei suoi vent’anni da professionista. La sua è una storia di coraggio e di eroismo. Vinse due Tour de France e tre Giri d’Italia. Nel ’48, con la vittoria al Tour, Bartali contribuì ad allentare la tensione quando, dopo l’attentato a Togliatti, l’Italia fu sull’orlo di una guerra civile.

Viene ricordato anche come Giusto tra le Nazioni, per aver salvato nella Seconda guerra mondiale moltissimi ebrei perseguitati dai nazifascisti, trasportando documenti falsi nella canna della bicicletta, durante i suoi allenamenti da Firenze ad Assisi. La sua frase preferita era “il bene si fa, ma non si dice”.

“Lui ha sempre detto che aveva fatto quello che gli riusciva meglio, cioè pedalare”, ricorda il figlio Luigi, nel documentario firmato da Gianluca Miligi e Marco Orlanducci per “Italiani”, in onda questa sera alle 21.10 su Rai Storia. Il racconto di un uomo e di un campione detto “Ginettaccio”, per il suo carattere un po’ burbero, ma anche “L’uomo d’acciaio”, “Gino il Pio”, “L’intramontabile”. A raccontarlo, insieme a preziose immagini d’archivio, il figlio Luigi, la nipote Lisa Bartali e Gianni Mura, firma indimenticabile del giornalismo italiano, recentemente scomparso.

Rivive, così, il Bartali delle prime pedalate, delle vittorie al Giro d’Italia e del Tour de France negli anni Trenta, della rivalità con Fausto Coppi, degli anni difficili della guerra durante i quali – da fervido credente, iscritto all’Azione Cattolica – si mette al servizio di una rete clandestina per il salvataggio degli ebrei. Un impegno per il quale gli fu conferita la Medaglia d’oro al Merito civile.

Anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto ricordare Gino Bartali, definendolo “campione e leggenda del ciclismo italiano”, come riporta l’agenzia Sir. Nelle parole del Capo dello Stato, Bartali “rappresenta uno dei simboli dell’Italia del dopoguerra” e, proprio per questo, “la Repubblica lo ricorda come un atleta di straordinario valore, ma anche come un testimone di quello spirito di solidarietà, di sacrificio, di dedizione che ha rilanciato il Paese agli occhi del mondo”.

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