HomeEconomia Giappone, crolla il Pil nel quarto trimestre. Male anche la borsa

Giappone, il Pil in caduta
nel quarto trimestre -7,1%
Male anche la borsa di Tokyo

Il governo e la banca centrale nipponica

studiano un piano di aiuti alla nazione

di Chiara Viti09 Marzo 2020
09 Marzo 2020

L’espansione del Coronavirus continua a pesare sulla stabilità economica del Giappone. L’economia nipponica continua a contrarsi più di quanto ipotizzato e gli economisti del Sol Levante lanciano l’allarme: si fa sempre più concreta la possibilità di una recessione. Sarebbe la prima dal 2012. Pesano anche i dati sul Pil: secondo l’Istituto di ricerca economica e sociale del Cabinet Office giapponese, nel quarto trimestre il prodotto interno lordo ha registrato una contrazione dell’1,8%, contro una previsione dell’1,6%. Su base annua il calo è del 7,1% rispetto a previsioni che ipotizzavano una contrazione del 6,3%.

L’apprezzamento dello yen sul dollaro ha raggiunto i massimi dal novembre 2016, a quota 101,40. Continua a crollare il listino azionario di Tokyo, con l’indice Nikkei ai minimi da oltre un anno. Il governo e la banca centrale, dopo una riunione di emergenza, hanno fatto sapere di essere pronti a intervenire per garantire la stabilità del sistema finanziario. “Il Giappone è deciso ad arginare ogni impatto negativo prodotto dal virus sull’economia del Paese” è quanto si legge nel messaggio diffuso dopo il vertice di emergenza del ministero delle Finanze di Tokyo, l’Agenzia nazionale dei servizi finanziari e la Boj (la banca centrale nipponica).

Il governatore della stessa Boj Haruhiko Kuroda, in una sessione parlamentare, ha annunciato che l’istituto risponderà in modo adeguato e senza esitazioni all’incertezza dei mercati. “Adotteremo ogni sforzo per rendere disponibile un’ampia liquidità ai mercati finanziari, compreso l’incremento degli acquisti di obbligazioni e di fondi azionari” ha dichiarato.

L’emergenza Covid-19 ha aggravato la situazione di un paese già in difficoltà. Solo lo scorso ottobre, infatti, il governo aveva deciso di disporre un incremento della sales tax  (l’equivalente della nostra Iva) dall’8 al 10%, misura giudicata necessaria a sostenere i costi sempre crescenti della spesa sociale e a fronteggiare il rapido invecchiamento della popolazione.

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