Insulti verbali e squadrismo. Sono dure e taglienti le parole usate dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, che descrive così le pesanti contestazioni ricevute a Bologna lo scorso 24 aprile da un gruppo di insegnanti durante la festa dell’Unità. Una decina di persone, studenti e insegnanti del Cobas scuola, hanno interrotto poco dopo le 18 e 30 l’incontro alla quale il ministro era stata invitata al grido di “vergogna, vergogna”.
I contestatori, armati di forchette e cucchiai hanno incominciato a batterli su pentole e padelle, impedendo alla Giannini di parlare e facendo saltare, così, il dibattito sui temi della scuola.”Quod non fecit Gelmini, fecit Giannini” è una delle frasi dei tanti cartelloni comparsi durante l’incontro a cui hanno preso parte i contestatori del ministro e delle sue politiche sulla scuola: genitori, insegnanti, precari, giovani e studenti.
“No apprendistato/sfruttamento”, un’altra delle scritte che hanno infiammato l’incontro. «Mi hanno insultata. Non mi hanno permesso di parlare, in una Festa dell’Unità», ha detto la Giannini dopo aver abbandonato il tendone dove si sarebbe dovuto svolgere l’incontro. La senatrice Francesca Puglisi responsabile scuola del Pd, ha poi parlato di un agguato in piena regola, già organizzato dai gruppi di manifestanti che sapevano quando e in che momento preciso interrompere la “festa” bolognese.
Non a tutti però, sono piaciute le parole del ministro dell’Istruzione. Se la Lega Nord in un tweet di Barbara Saltamartini invita la Giannini ad ascoltare i professori invece di insultarli, lo stesso Pd sembra spaccato dopo il disastroso scontro fra insegnanti e ministro. Andrea Marcucci, presidente della commissione Istruzione a Palazzo Madama ha parlato di “comportamento incivile e antidemocratico”. Stefano Fassina, sempre del Pd, ha invece invitato la Giannini a chiedere scusa alla scuola e ai suoi rappresentanti che, in questo periodo, vivono giorni difficili per via di una riforma decisiva. Intanto, per metà giugno si aspetta la contestatissima riforma della “Buona scuola”.