Una grande-giovane promessa. Classe 1996, Gianluigi Quinzi, 17 anni compiuti solo da qualche mese, ha vinto i Championships londinesi di Wimbledon. Termina così il digiuno italiano che durava da 26 anni.
La crescita sportiva lontano dall’Italia. Quinzi, nato a Cittadella in provincia di Padova, ma cresciuto a Porto San Giorgio (dove si è trasferito da piccolissimo e dove il papà è il presidente del locale circolo di tennis), cittadina marchigiana in provincia di Fermo. È figlio d’arte, sua madre fu “nazionale” sia di pallamano sia di sci. Da bambino, infatti, inizia a cimentarsi con lo sci alpino ottenendo un secondo posto nei campionati under10 del Trentino Alto Adige. Il rapporto che le due “tavole da neve” dura poco. A sette anni inizia a praticare il tennis, e appena un anno dopo è Nick Bollettieri a offrirgli una borsa di studio presso la sua accademia – la stessa di Agassi, della Sharapova e della Errani. La preparazione sportiva di Gianluigi, infatti, si deve prorio a questa prestigiosa scuola di tennis americana:la Bollettieri Academy in Florida. Ora Quinzi vive e si allena lontano da casa – precisamente a Buenos Aires – seguito dal suo coach messicano Eduardo Molina.
Che storia. Quella della giovane stella italiana è una carriera che inizia fin da subito. Prima di Wimbledon ha trionfato al Little Mo – torneo giocato in Florida e riservato agli under10. A soli 13 anni è diventato il più giovane tennista nelle classifiche Itf Junior (International Tennis Federation) e l’anno successivo ha conquistato quattro diversi tornei consecutivi con un’imbattibilità di ben venti vittorie consecutive. Qualche anno più tardi ha fatto il salto di qualità andando a vincere il torneo dell’England Club, lo stesso vinto in passato da campioni come Federer. Ora è arrivato anche il trionfo – ottenendo il suo primo Slam – sul verde prato inglese di Wimbledon dove trionfarono anche Roger Federer, Pet Cash, Stefan Edberg, Bjon Borg e Ivan Lendl.
Un paragone che pesa. La vittoria di Quinzi porta gli amanti del tennis a 26 anni fa quando Diego Nargiso vinse il torneo di Wimbledon contro l’australiano Jason Stoltenberg nel 1987. Quello con il napoletano Nargiso è un paragone pesante e dal destino infausto. L’ex tennista italiano, infatti, acclamato come nuovo campione all’indomani della vittoria in Inghilterra, si perse strada non valorizzando così un ottimo talento. Forse schiacciato dall’eccessiva attenzione che gli piombò addosso a soli 17 anni – proprio come Quinzi – e forse anche per un carattere difficile, dalla mancanza di continuità e di spirito di sacrificio. Sono di qualche giorno fa le parole poco confortanti di Diego Nargiso: «In fondo sarebbe stato meglio non vincerlo quel trofeo».
Testa sulle spalle. L’entusiasmo di Gianluigi è tanto. Tanto che lo porta ad azzardare affermazione come: «Se continuo così, prima o poi vinco un torneo dello Slam: dico dei grandi». O anche che: «Tennisticamente valgo già i primi 50 al mondo, ci posso giocare alla pari». Tuttavia, nonostante l’enfasi della vittoria Quinzi sembra mantenere il contatto con il terreno – «Non voglio bruciare le tappe, continuerò passo dopo passo» – e quello con la propria famiglia alla quale dedica la vittoria – «Sono un ragazzo fortunato, mi hanno sempre sostenuto economicamente».
Paolo Costanzi