“Guido Rossa infame”, questa è solo una delle scritte scoperte questa mattina in Salita Santa Brigida, a Genova, luogo dove l’8 giugno del 1976 fu ucciso il procuratore generale Francesco Coco. Le offese sono state scoperte a poche ore dall’arrivo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la cerimonia di commemorazione del sindacalista ucciso dalle Br proprio quarant’anni fa. “Ha pagato con la sua famiglia il prezzo supremo di chi ha voluto tener fede al valore della Repubblica che in Genova e nelle sue fabbriche ha trovato la Resistenza” ha commentato il Capo dello Stato durante la celebrazione.
Era il 24 gennaio 1979, le 6.35 del mattino, via Ischia 4: Guido Rossa esce di casa per andare al lavoro, sale sulla sua Fiat 850, ma dietro di lui c’è un furgone Fiat 238, tre persone nell’abitacolo: Riccardo Dura, Vincenzo Guagliardo e Lorenzo Carpi. Il gruppo delle Brigate Rosse sparano e uccidono per la prima volta un sindacalista della sinistra italiana. Rossa era infatti un operaio genovese dell’Italsider di Genova Cornigliano, sindacalista eletto nel consiglio di fabbrica di quella che diventerà l’Ilva, la grande acciaieria italiana luogo di importanti lotte dei lavoratori.
“Quest’Aula sappia dire ai responsabili che quelle scritte vennero lavate con il sangue dei martiri e dall’impegno di tutta la Nazione e che mia potrà riemergere un rigurgito di quell’epoca”, ha detto alla Camera il parlamentare di Forza Italia Giorgio Mulè. Le scritte di Genova sono “inqualificabili e non ci possono riportare indietro ma debbono spingerci a una lotta di tutto il Paese”, è stato invece il commento di Guglielmo Epifani.