“Mi avvalgo della facoltà di non rispondere”. L’amministratore delegato di Autostrade Giovanni Castellucci, accompagnato dal suo legale Paola Severino nell’ambito dell’inchiesta sul crollo del ponte Morandi ha deciso di non rispondere alle domande dei Pm. In un’ora di interrogatorio, i magistrati Massimo Terrile e Walter Cotugno hanno ottenuto solo alcune dichiarazioni spontanee dal numero uno di Aspi, che ha anche depositato una memoria .
“Non c’è obbligo di rispondere alle domande durante l’interrogatorio – scrive l’Ansa riportando il pensiero dei pm – ma ‘eticamente’, visto il ruolo pubblico che riveste, dovrebbe fornire dei chiarimenti e non avvalersi della facoltà di non rispondere”. Castellucci non è stato l’unico a restare in silenzio. Dei ventuno indagati per omicidio colposo plurimo aggravato dalla colpa cosciente, disastro colposo, omicidi stradale colposo e attentato alla sicurezza dei trasporti, solo in tre hanno collaborato con la giustizia rispondendo ai pm.
Una linea difensiva già emersa quando il manager era stato sentito dalla commissione incaricata dal ministro Toninelli di indagare sul crollo del Ponte Morandi e su come Aspi gestisce la rete che ha in concessione dallo Stato. In quell’occasione Castellucci aveva sostenuto che non sarebbe stato suo compito esprimere valutazioni tecniche sull’ progetto né sull’eventuale urgenza di metterlo in cantiere per evitare possibili crolli.
La difesa di Castellucci ha fatto sapere che il manager parlerà soltanto al termine dell’incidente probatorio, confermando poi la sua lenta fuoriuscita da Autostrade. “Per il ruolo importante a livello mondiale che Atlantia ha assunto negli ultimi tempi – ha dichiarato uscendo dal tribunale – il processo di riduzione delle mie responsabilità in Autostrade, che era iniziato prima della tragedia, è ripreso”.