Capire gli anni di piombo. Un decennio di rottura, tra occupazioni studentesche e la strage di Piazza Fontana, giunta al suo 53° anniversario ieri, i cui nodi vengono al pettine nel nuovo saggio di Miguel Gotor, edito da Einaudi. Si chiama “Generazione settanta. Storia del decennio più lungo del secolo breve 1966-1982” l’ultima fatica dell’autore romano, già senatore e oggi assessore alla Cultura nella Capitale, da inizio mese nella top ten dei libri più venduti. Un racconto che inizia nel 1966 con l’alluvione di Firenze e gli angeli del fango ma che supera l’omicidio Moro, arrivando fino trionfo dell’Italia ai Mondiali dell’82. Tra questi due poli, la storia delle trasformazioni più profonde del paese e della convivenza tra speranze di modernizzazione e la violenza inaudita di killer, terroristi e rapimenti.
Lo sguardo è però quello di uno storico e non di un testimone generazionale. Via libera dunque alla descrizione della nascita della lotta armata e della ribellione giovanile. Ma anche della sua fine, tra le follie omicide del partito armato e la risposta dello Stato, fino agli anni del cosiddetto riflusso, cioè del rifiuto della politica militante, dei collettivi, dei circoli giovanili e del ritorno al privato.
“La storia degli anni Settanta va studiata senza teorizzare l’esistenza di due satelliti distanti, uno del bene, del progresso, e uno del male, della violenza”, ha ricordato Gotor domenica in occasione di “Più libri più liberi”, la fiera nazionale della piccola e media editoria ospitata da La Nuvola di Fuksas.“Tendiamo a rimuovere l’opacità, ma chi studia la storia, questo sporco mestiere, si pone di continuo l’obiettivo di dare luce a un passato in cui c’è la prevalenza dell’opacità”, ha sottolineato l’autore nel panel dedicato agli anni Settanta, raccontati insieme a Fabrizio Gifuni e Vanessa Roghi.
In foto l’interno della Banca Nazionale dell’Agricoltura, teatro della strage di Piazza Fontana a Milano