Creare per le donne un ambiente “amico” che le aiuti a denunciare le violenze subite, che sostenga loro e le famiglie e che fornisca le prove che potrebbero essere usate in sede di processo. Con questi obiettivi sono nate le ‘Linee guida per le aziende sanitarie e ospedaliere in tema di soccorso e assistenza sociosanitaria per le vittime di violenza’, pubblicate ieri in Gazzetta ufficiale.
Si rivolgono a tutte le donne, anche minorenni, italiane e straniere, che abbiano subito violenza di qualsiasi genere. Gli ospedali si impegnano a seguire la paziente dall’arrivo in pronto soccorso in codice giallo (o codice rosso se fosse necessario), così da garantirle, in ogni caso, una visita in tempi brevi (tempo massimo di attesa 20 minuti) ed evitare ripensamenti o allontanamenti volontari, fino all’affido al centro anti violenza di zona dopo le dimissioni, andando al di là del trattamento diagnostico-terapeutico. Molto importante è il compito dell’ospedale nel procurare prove da usare, poi, in fase processuale, impegnandosi a raccoglierle e conservarle in modo adeguato, e rivelare il rischio di ri-vittimizzazione. Stessa assistenza viene garantita alla famiglia e ai figli della donna.
Il personale, medici, infermieri e psicologi, verranno adeguatamente preparati con corsi di formazione, sia in sede che interattivi, divisi in 8 moduli e arricchiti da tavole rotonde, discussioni e simulazioni di casi clinici. I docenti dovranno essere selezionati tra i massimi esperti della tematica, provenienti dalle diverse professionalità coinvolte, al fine di assicurare una formazione multidisciplinare.
Il provvedimento aveva ottenuto l’intesa Stato-Regioni lo scorso 23 novembre, dopo un lungo lavoro che ha coinvolto il mondo della politica e dell’associazionismo. Tra i nomi promotrici anche quello dell’avvocatessa Lucia Annibali, vittima di violenze e paladina e portavoce di tutte le donne che hanno vissuto un’esperienza simile.