GAZA CITY – Una corsa contro il tempo per raggiungere un accordo con Israele entro il 10 marzo. A meno di una settimana dall’inizio del Ramadan, le trattative di una tregua a Gaza sono appese a un filo, così come le vite dei palestinesi. Dopo aver posto il veto a tre progetti di risoluzione del conflitto, gli Stati Uniti propongono un “cessate il fuoco immediato di circa sei settimane insieme al rilascio degli ostaggi” all’interno della bozza del testo presentato al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Nonostante questo, chiariscono i media internazionali, l’intenzione dell’America è quella di “concedere tempo ai negoziati”. Per l’ex presidente Donald Trump, dopo il trionfo nel Super Tuesday, il “problema deve essere risolto al più presto”, dimostrandosi d’accordo con le modalità dell’offensiva israeliana.
I timori prima del Ramadan
Secondo la maggior parte degli alleati non c’è più molto tempo. Dopo il lancio dei paracadute carichi di aiuti umanitari al confine Nord della Striscia dagli Usa, che secondo l’Onu non bastano a evitare una carestia, le pressioni sulla necessità di garantire più risorse arrivano anche dal Regno Unito. “La pazienza verso Israele si sta esaurendo”, è l’avvertimento che arriva da David Cameron, il segretario di Stato degli Affari esteri del governo di Rishi Sunak, nei confronti di Benny Ganz. L’esponente moderato del governo israeliano, infatti, ha generato solo attriti con il premier israeliano Benjamin Netanyahu dopo la sua visita non programmata negli Stati Uniti.
Pressioni per più aiuti umanitari
Intanto la tensione continua a crescere. Il timore che si verifichino episodi di violenza anche a Gerusalemme sulla Spianata della moschee preoccupa il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, che mette in guardia i vertici della sicurezza e della difesa. Per Netanyahu c’è massimo impegno “a mantenere la libertà di culto per i musulmani nel complesso della moschea di al-Aqsa”. Parole che suonano stridule dopo la decisione della Commissione d’inchiesta di addossare al premier israeliano la “responsabilità personale” per la strage del 2021 in cui persero la vita più di quaranta ebrei ortodossi, schiacciati dalla folla.
La situazione sul campo
Mentre il governo di Israele è al lavoro per la costruzione di 3.500 alloggi nei piccoli villaggi tra Gerusalemme e Gerico, come comunicato dal ministro delle finanze Bezalel Smotrich, la situazione sul campo rimane preoccupante.
Lo scambio di colpi con i miliziani di Hezbollah al confine con il Libano e i continui raid dell’Idf portano il bilancio delle vittime palestinesi a oltre 30mila. Proseguono anche gli attacchi Houthi al largo delle coste dello Yemen, con l’esplosione di una nave di proprietà degli Stati Uniti.