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Gaza, l'allarme dell'Onu
"Usare la carestia come arma
è un crimine contro umanità"

Biden frena Israele su nuove operazioni

Anp: la distruzione di Rafah è iniziata

di Maddalena Lai19 Marzo 2024
19 Marzo 2024

Un palestinese ispeziona un edificio danneggiato a seguito di un attacco aereo israeliano sul campo profughi di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza / Foto Ansa

GERUSALEMME – Tornano a parlarsi, dopo oltre un mese di silenzio, il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Sui contenuti della loro telefonata, durata circa 45 minuti, si conosce poco. Emerge che Biden ha frenato Israele sull’annunciata operazione militare a Rafah, ribadendo “la necessità di una tregua”, che possa consentire sia di liberare gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas e sia di aumentare gli aiuti umanitari nella Striscia. 

La crisi alimentare 

Un problema, quello delle condizioni di vita dei civili palestinesi, evidenziato anche dal segretario di Stato americano Antony Blinken, che nei prossimi giorni sarà in Arabia e in Egitto per trattare sulla tregua. Blinken, infatti, ha definito “orribile” la situazione umanitaria a Gaza, in cui il “100 per cento della popolazione si trova in un livello di grave insicurezza alimentare acuta”. 

Un tema su cui si è speso anche il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres che, in un post su X, ha scritto “l’imminente carestia nella parte settentrionale di Gaza è un disastro interamente provocato dall’uomo. […] Dobbiamo agire ora per prevenire l’impensabile, l’inaccettabile, l’ingiustificabile”. Sulla stessa linea anche l’Alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell: è necessario evitare che “Gaza diventi la Haiti del Mediterraneo”, ha detto in conferenza stampa a Bruxelles, accusando Israele di usare “la fame come arma di guerra”. La crisi umanitaria nella Striscia è, inoltre, al centro della riunione dei ministri degli Affari esteri europei di martedì 19 marzo. 

Raid su Rafah e Jabalia

Non si fermano, intanto, le operazioni militari sul campo. Un raid israeliano nella notte di martedì 19 marzo ha colpito due case e un appartamento a Rafah, nel sud di Gaza, e un edificio Jabalia, nel nord della città, provocando la morte di almeno 22 persone e decine di feriti tra donne e bambini. Un atto che ha portato il ministro degli Esteri dell’Autorità Palestinese ad accusare sui social Israele di aver cominciato “a distruggere Rafah senza annunciarlo” al fine di “evitare reazioni internazionali” e “senza aspettare il permesso di nessuno”. 

All’ospedale di Shifa, invece, si sono consumati una serie di combattimenti che hanno portato all’uccisione, da parte dell’esercito israeliano, di oltre venti terroristi e all’arresto di altre duecento persone legate ad Hamas, il cui ministero della Sanità ha definito, tuttavia, l’intervento dell’Idf nell’ospedale “un massacro”.

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