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Prove d’invasione a Gaza: blitz degli incursori israeliani sulla costa

di Raffaele Sardella14 Luglio 2014
14 Luglio 2014

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Ieri notte le forze speciali israeliane sono sbarcate sulla costa di Gaza per distruggere un sito di lancio dei razzi di Hamas. Nell’operazione, portata a termine con successo secondo fonti ufficiali israeliane, ci sarebbero stati scontri a fuoco e alcuni feriti. Sale intanto a 150 il bilancio delle vittime dei raid.

Migliaia di civili stanno evacuando le loro abitazioni nella zona nord di Gaza: le città di Beit Lahia, A-Atatra e Salatin vengono abbandonate dopo il volantinaggio dell’aviazione israeliana che ha intimato la fuga ai residenti prima dell’inizio di nuove operazioni. I profughi si riversano verso Gaza-city, dove ricevono una prima assistenza nella Scuola delle Nazioni Unite.

Hamas rinnova i suoi proclami dove cerca di apparire solida e compatta, ma versa da mesi in uno stato di crisi profonda. La leadership è frammentata e le relazioni con gli alleati storici sono compromesse. L’Egitto del Generale Abdel Fattah al-Sisi, che non ha mai nascosto la sua avversione verso Hamas, sta smantellando la fitta rete di tunnel che garantivano i rifornimenti a Gaza: ne erano 800 nel 2012, oggi sarebbero una decina. Da lì passava di tutto: armi, merci, benzina che, sotto la supervisione dei contrabbandieri di Hamas, alimentavano il 90% del fatturato della Striscia.

Anche la Siria di Assad ha scaricato Hamas, da quando quest’ultima, a partire dalla Primavera Araba, ha sposato la causa sunnita. L’intero blocco sciita, formato da Siria, Libano e Iran, ha smesso da quel momento di sostenere il movimento palestinese. Teheran, che negli ultimi sei anni ha sostenuto Gaza con oltre un miliardo di dollari di aiuti e inviando consiglieri militari, adesso preferisce finanziare i gruppi concorrenti di Hamas, come la Jihad Islamica.

Se l’ala politica di Hamas cerca, sotto la guida di Khaled Meshal, di contrattare un cessate il fuoco, i falchi di Gaza sono sempre più isolati e rischiano ora di perdere anche il consenso popolare. In questo senso lo scontro con Israele potrebbe essere per loro l’ultima chance di ricompattare l’opinione pubblica contro un nemico comune.

 

Raffaele Sardella

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