GAZA – Senza tregua. Israele continua a bombardare Gaza e il bilancio delle vittime nella Striscia lievita oltre 400 negli ultimi due giorni. Non solo bombe, ma anche volantini israeliani piovono sui palestinesi: “La mappa del mondo non cambierà se Gaza svanirà”, si legge. Una situazione che torna prepotentemente sul tavolo della diplomazia. Hamas non si opporrà al piano di Steve Witkoff, l’inviato speciale in Medio Oriente della Casa Bianca, a patto che si realizzi la fase due della tregua.
Oltre 400 morti nelle ultime a Gaza
Prima dell’alba almeno 71 palestinesi sono morti nel nord e nel sud della Striscia. Le ultime uccisioni si aggiungono a quelle dei giorni scorsi, dopo che martedì 18 Israele ha infranto il cessate il fuoco. I numeri raccontano una tragedia senza fine. Al momento sono 436 i palestinesi uccisi nelle ultime 48 ore, tantissimi i bambini: 183. Quasi 1000 i feriti. A dirlo un portavoce dell’ospedale dei Martiri di al-Aqsa, nel centro della Striscia. Oltre il 70% dei feriti è composto da donne e bambini, che stanno morendo negli ospedali dell’enclave palestinese per la mancanza di forniture mediche. Questi gli effetti delle prime operazioni di terra dell’esercito israeliano, volte a riprendere il controllo del corridoio di Netzarim per tagliare ancora una volta in due Gaza. Questo però è solo l’inizio. Il ministro della Difesa Israel Katz ha lanciato un ultimo avvertimento ai cittadini di Gaza: “Le cose diventeranno molto più difficili e sarete voi a pagarne il prezzo”. Perché se gli ostaggi non saranno rilasciati e Hamas non abbandonerà Gaza, Israele agirà “con una forza che non avete ancora visto”. Ma non solo, perché Katz promette una “distruzione totale”.
Oltre alle bombe, piovono volantini su Gaza: ”Andate via”
Le forze israeliane hanno lanciato sulla Striscia dei volantini in cui affermano che “la mappa del mondo non cambierà se tutta la gente di Gaza scomparirà”. Queste parole precedono la richiesta alla popolazione di lasciare la propria terra in quello che sarebbe, a tutti gli effetti, uno sfollamento forzato, come previsto dal piano Trump. Nel testo – riportato dall’emittente palestinese Al Quds – Tel Aviv si rivolge agli abitanti della Striscia: “Nessuno proverà compassione per voi e nessuno chiederà di voi. Siete soli ad affrontare il vostro inevitabile destino”. Nella conclusione del messaggio, viene sottolineato come la partita sia quasi finita.
La marcia degli israeliani contro la guerra
Migliaia di persone oggi si sono messe in marcia verso la Knesset israeliana a Gerusalemme per manifestare contro la ripresa della guerra a Gaza. Hanno protestato per la scelta del governo Netanyahu e il mancato raggiungimento di un accordo per la liberazione degli ostaggi. Anche ieri decine di migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro il governo. Un fiume di cittadini con bandiere gialle – simbolo dell alotta per la liberazione degli ostaggi – si sono recati alla residenza del premier a Gerusalemme per manifestare. Questa volta contro la decisione di licenziare il capo dello Shin Bet – il servizio di sicurezza interno d’Israele – Ronen Bar.

Hamas:”Sì al piano Witkoff se si passa a fase 2”
Israele ha attribuito la responsabilità dei nuovi combattimenti a Hamas, reo di aver rifiutato una proposta sostenuta da Israele. Discostante però dal loro accordo. Dal canto suo, l’organizzazione fa sapere che non si opporrebbe alla proposta dell’inviato di Trump, Steve Witkoff. La condizione? Il passaggio immediato alla seconda fase del cessate il fuoco, che prevede il ritiro completo dell’esercito israeliano dalla Striscia e la fine dei combattimenti. La proposta americana punta su una pace temporanea, in concomitanza con il Ramadan e della Pasqua ebraica, che prevede la restituzione nel primo giorno di entrata in vigore del piano di metà degli ostaggi vivi e morti. Al termine – se si raggiungerà un accordo per un cessate il fuoco permanente – la liberazione degli altri rapiti vivi e i morti. Secondo le fonti, una delegazione dell’organizzazione politica palestinese islamista, sunnita e fondamentalista, dovrebbe arrivare oggi, 20 marzo, al Cairo. L’obiettivo è discutere gli sviluppi con alti funzionari, anche di Israele. Ieri è giunta infatti una delegazione dell’Idf in Egitto, per incontrare il capo dell’intelligence egiziana Hassan Rashad.
Sirene d’allarme a Tel Aviv, nella notte un missile Houthi intercettato
Tornano a suonare le sirene in Israele. Nella mattina sono scattate a Tel Aviv mentre nella città risuonano le esplosioni del sistema anti-missili. Nella notte invece le milizie filo iraniane yemenite Houthi hanno rivendicato il lancio di un missile sparato contro l’aeroporto Ben Gurion, vicino Tel Aviv. L’ordigno – un razzo ipersonico, secondo i ribelli yemeniti – è stato intercettato prima di entrare in territorio israeliano, secondo l’aviazione d’Israele. Non sono stati segnalati feriti. L’episodio non è un caso isolato: gli Houthi hanno minacciato di vendicarsi dopo che gli Stati Uniti hanno effettuato attacchi mortali contro di loro negli ultimi giorni. I ribelli avevano infatti promesso di rispondere anche contro Israele e non solo nel Mar Rosso e contro le navi nello Stretto.