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La giunta Marino sfilerà al Gay Pride. Fredda la reazione del Vaticano.

di Raffaele Sardella04 Giugno 2015
04 Giugno 2015

marino

Il Campidoglio apre le porte al Gay Pride con il sindaco Ignazio Marino pronto a sfilare, insieme a consiglieri e assessori, nel variopinto corteo che attraverserà la capitale il 13 giugno. Un feeling, quello tra la giunta Marino ed i movimenti Lgbt, che lo scorso 21 maggio è stato celebrato con l’inaugurazione del Registro delle Unioni Civili e l’iscrizione ufficiale di ben 11 coppie di fatto omosessuali.

“Per i diritti civili stiamo mettendo in atto tutto ciò che un ente locale può fare – spiega l’assessore alle Pari opportunità Alessandra Cattoi – istituendo anche un ufficio in Campidoglio che si occupa solo di tematiche Lgbt.” Il 13 giugno è una giornata particolare anche per il Vaticano, che durante l’udienza di papa Francesco accoglierà oltre 50mila scout dell’Agesci (Associazione guide e scouts cattolici italiani). L’assessore Cattoi auspica, con bonaria ironia, che sarebbe bello vedere le due manifestazioni convergere in Piazza Venezia, luogo in cui si concluderà il Gay Pride e conclude ricordando che “Roma sa accogliere diverse anime e farle convivere”.  Il corteo per i diritti dei Gay dovrebbe essere un’occasione di incontro e inclusione anche per Andrea Maccarrone, portavoce di Roma Pride (coordinamento di 21 associazioni Lgbt che prenderanno parte alla parata) per il quale il referendum in Irlanda è “la dimostrazione che fede e diritti civili non si escludono”.

Un’opportunità accolta con freddezza dalla Santa Sede, come si evince dalle parole di monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia. L’arcivescovo si professa “rispettoso di tutte le individualità” ricordando però che “da che mondo è mondo, la famiglia è formata soltanto da un uomo e una donna, con i loro figli. Bisogna evitare una nuova Babele”. Attenzione alle nomenclature, insomma. Anche la costituzione, per il monsignor Paglia, ricorda che la famiglia è formata solo da coppie eterosessuali: “possono anche individuarsi altri modi di convivenza, applicando ad esempio in Italia l’articolo 2 della Costituzione la quale, però, all’articolo 29 individua con chiarezza cosa si deve intendere per famiglia”.

 

Raffaele Sardella

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