ROMA – Un’ impennata vertiginosa quella del gas naturale liquefatto (gnl) sulla piazza di Amsterdam. Un fenomeno che vede i future Ttf in tensione (+6,4% a 34,8 euro al megawatora), dopo aver toccato in avvio un rialzo massimo dell’11%. A incidere sul prezzo del gas sono le notizie che arrivano dall’Australia, dove in due impianti – rispettivamente quello di Gordon e quello di Wheatston, che insieme coprono circa il 7% della fornitura globale di gnl – sono iniziati oggi 8 settembre degli scioperi parziali.
I lavoratori dei progetti di Chevron infatti hanno deciso di incrociare le braccia dopo che le trattative tra i sindacati e la compagnia energetica si sono concluse senza un accordo, interrompendo così potenzialmente la produzione di impianti. I sindacati hanno riferito ai media australiani che le interruzioni del lavoro saranno gestite in blocchi di un’ora per periodi compresi tra 3le tre e le 11 ore al giorno.
Per il momento, inoltre, gli scioperi prevedono il divieto di effettuare straordinari e altri compiti. Tuttavia, i lavoratori minacciano un inasprimento delle proteste in caso non dovesse essere raggiunto un accordo entro il 14 settembre. Questo porterebbe sostanzialmente a un’escalation che fermerebbe di fatto le esportazioni di gnl, con i lavoratori pronti ad interrompere completamente il lavoro per due settimane.
Secondo gli esperti, l’attuale protesta non dovrebbe avere un impatto significativo immediato sulle forniture, creando solo qualche aumento dei costi e alcune inefficienze per Chevron. Inoltre, i consumi di gas attualmente si attestano su livelli contenuti, sia per quanto riguarda l’Europa sia in Asia.
Tuttavia, la prospettiva di interruzioni più massicce dell’offerta in futuro rischia di determinare una maggiore concorrenza per accaparrarsi il gas nei prossimi mesi, quando la domanda nell’emisfero settentrionale registrerà il proprio picco.