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HomeCronaca Garlasco, i Poggi parte nell’indagine. Sempio rompe il silenzio: “Io innocente”

Delitto di Garlasco
I Poggi parte dell'indagine
Sempio rompe il silenzio

"Sono innocente, la famiglia mi crede"

Ma il Dna e lo scontrino lasciano dubbi

di Filippo Saggioro20 Marzo 2025
20 Marzo 2025
Giuseppe e Rita Poggi

Giuseppe e Rita Poggi | Foto Ansa

PAVIA – I genitori e il fratello di Chiara Poggi si sono costituiti nel nuovo procedimento sul delitto di Garlasco come “persone offese dal reato”, nella convinzione che la precisa conoscenza di tutti i dati emersi nel processo che ha portato alla condanna di Alberto Stasi “possa risultare decisiva per una tempestiva definizione della posizione di Andrea Sempio”. Lo scrivono i legali della famiglia della vittima, Gian Luigi Tizzoni e Francesco Campagna. 

Per l’omicidio è già stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere Alberto Stasi, ma la nuova indagine della procura di Pavia e i nuovi elementi emersi hanno aperto a teorie alternative sul killer della ragazza, allora 26enne. L’ipotesi degli inquirenti in questo nuovo procedimento ipotizza il reato in concorso tra Sempio e ignoti o lo stesso Stasi. 

Parti offese nelle indagini: fare presto su posizione Sempio    

I familiari di Chiara potranno ora partecipare alle operazioni, negli accertamenti irripetibili, come quello di estrapolazione e comparazione del Dna di Sempio con quello ritrovato sulla ragazza. E anche in tutte le altre analisi che la Procura potrà disporre, come quella sull’ormai nota impronta di scarpe “a pallini”, sulle impronte digitali o su altro materiale genetico. 

“Sono innocente. Con questa storia non c’entro nulla”, ha detto Andrea Sempio ai microfoni di “Chi l’ha visto?”, rompendo un lungo silenzio. “Lasciamo lavorare le autorità e vedrete che andrà tutto bene. La famiglia Poggi crede in me, non hanno mai avuto dubbi”. L’avvocato che assiste Sempio, Massimo Lovati, sostiene che il sospettato “vuole solo tornare alla sua vita”.

Il 37enne, che all’epoca frequentava la casa di Chiara poiché amico del fratello minore, è indagato per il ritrovamento del suo Dna sulle unghie della vittima e per due elementi ritenuti indiziari: tre telefonate e uno scontrino conservato per circa un anno, entrambe circostanze ritenute altamente sospette dagli inquirenti.

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