Fiumicino prossima meta per yacht e navi da crociera. A parlare a Lumsanews delle problematiche connesse al progetto è David Di Bianco, del Comitato Tavoli del Porto che riunisce associazioni e privati cittadini contrari al progetto.
Che cosa state facendo come comitato?
“Abbiamo presentato osservazioni sul progetto, attenendo i pareri della commissione del Ministero dell’ambiente e della commissione dei beni culturali e paesaggistici. Le due commissioni hanno richiesto documentazioni integrative per chiedere alla società proponente di risolvere i problemi sollevati dai cittadini, ma le risposte date non sono adeguate. Ad oggi manca ancora il parere del Ministero. Quindi la procedura del progetto principale è ancora tutta aperta ed è ancora in itinere. Abbiamo chiesto un parere all’Antitrust, che ha scritto una lettera al Comune. Non è scontato che il progetto del porto venga realizzato”.
Perché è stato costruito il muro?
“I chiarimenti ufficiali non ci sono, ma un cantiere del genere ha bisogno di autorizzazioni paesaggistiche dalla regione. Nel cronoprogramma della Fiumicino Waterfront è previsto un progetto tendering per far sbarcare i passeggeri da una nave sulle scialuppe senza attraccare al porto. Il muro nasce per realizzare proprio questo sottoprogetto per accogliere le scialuppe. La società ha perimetrato l’area perché quel bacino si sta insabbiando e servono dragaggi. Ma al momento non ci sono autorizzazioni. Intanto Waterfront ha pubblicato un comunicato per dire che il muro serve solo per mettere in sicurezza l’area. In realtà l’aria è già sicurezza. Ci sono molti punti oscuri in questa vicenda. Il muro è l’emblema di un progetto che non nasce in maniera ordinata e sta proseguendo in modo caotico e frazionato. Dal punto di vista mediatico è anche un boomerang, perché un muro di questo genere provoca indignazione nella cittadinanza”.
Quale è il valore della zona per le persone del luogo?
“Si tratta di un luogo simbolico per chi è cresciuto sul territorio, anche per i romani, che da sempre lì vanno al mare, a pescare, con il windsurf. È un posto costruito da e per i cittadini perché è il nostro luogo del cuore, il cuore simbolico di Fiumicino. Vederlo deturpato da un muro che impedisce l’accesso alla spiaggia è dura”.
Quali sono i problemi principali del porto messi in evidenza dal comitato?
“Nel fine settimana Fiumicino è invasa dai turisti e le strade sono paralizzate. Aggiungere il traffico di cinquemila passeggeri, più quello di tutti i mezzi di rifornimento per navi di quel genere, in assenza di infrastrutture logistiche, vuol dire la completa paralisi. In tutte le città crocieristiche sono più i costi che i benefici, soprattutto in tema di salute . Una questione importante a Fiumicino, dove già c’è un forte inquinamento provocato dagli aeromobili e dalle automobili. Se si aggiunge l’inquinamento delle navi da crociera, che hanno un’incidenza molto alta sulle malattie respiratorie e polmonari, domani dovremmo andare in giro con la maschera antigas”.
E, poi, c’è la questione di come cambierebbe l’economia di Fiumicino
“L’economia attuale di Fiumicino si basa sul turismo di prossimità, quello dei romani che vengono a mangiare nei ristoranti, a godersi il fresco in estate, a vivere una località dove c’è un buon equilibrio tra la qualità della vita: uscire da Roma, dal caos della città, per venire in una zona tranquilla. Ma se domani quella zona diventasse una città portuale, gli attuali asset economici sarebbero deteriorati, come succede in tutte le città portuali: un tipo di turismo che schiaccia e comprime le altre le altre forme di economia del territorio”.