Dalle posate agli shampoo, addirittura i cartelli “non disturbare”. Negli hotel si ruba di tutto, non solo i classici asciugamani. Secondo l’American Hotel & Lodging Association il totale dei furti dei turisti, in un anno, porta a tutti gli alberghi del mondo un danno di circa 90 milioni di euro. In Gran Bretagna ci sono stati circa 3 milioni di danni negli ultimi 5 anni, nell’80% dei casi per merce sottratta.
Qualcuno ha provato addirittura a stilare una classifica dei clienti più disonesti, come il sito argentino Clarin X. L’ultima ricerca, datata 2012, mostrava in testa i più improbabili: i danesi. Seguiti, per di più, da olandesi e norvegesi. Poi brasiliani. Italiani “solo” settimi, con una percentuale di onestà sul totale di circa l’80%.
Alcuni alberghi negli ultimi anni hanno preso le contromisure: vere “liste nere” degli ospiti indesiderati. Quindi se un cliente si comporta male durante il soggiorno, il suo nome finisce nel database degli indesiderati, e comunicato ad altri hotel tramite varie associazioni, come Guestscan.co.uk, sempre britannica.
Va detto che i criteri per finire in questo elenco non proprio edificante sono piuttosto elevati: non è sufficiente rubare le ciabatte, ma diversi oggetti, oppure non pagare il conto e danneggiare le cose. La presenza nella lista nera, comunque, non è eterna: dai due ai quattro anni, durante i quali si è sotto osservazione e si può, previa autorizzazione dell’albergatore, soggiornare nel prossimo hotel. E, se non si combinano nuovi guai, tornare “puliti”.
Ma il problema sta diventando sempre maggiore. Specie se, come spiega Bjorn Hanson, docente della New York University a Yahoo! “tutti gli hotel smarriscono il 20% di lenzuola e asciugamani”. E importa alle clientele future perché si riflette, inevitabilmente, sui costi di gestione, e quindi sul prezzo al consumatore, dell’attività alberghiera.
Stelio Fergola