Fumata nera sui Coronabond. Il Consiglio europeo di ieri, durato sei ore, ha segnato la spaccatura tra i 9 paesi firmatari della lettera a Charles Michel (con l’Italia capofila) e i cosiddetti “falchi rigoristi” capeggiati da Germania e Olanda.
All’inizio l’Italia pone il veto su un primo compromesso in cui si parla di utilizzare gli strumenti attualmente disponibili (prima di tutto il Fondo salva Stati alle dure condizioni previste oggi), poi arriva un accordo. Tutto è stato rinviato di due settimane, quando l’Eurogruppo dovrà “presentare proposte” per affrontare la “natura senza precedenti dello choc” determinato dal Covid-19.
“La nostra risposta deve essere rafforzata con azioni ulteriori alla luce degli sviluppi” si legge nella dichiarazione finale. Ma nessun esplicito riferimento a titoli di debito comuni, né a una riforma “progressista” del Mes. Il premier Giuseppe Conte ha invitato i colleghi a seguire i consigli dell’ex numero uno della Bce Mario Draghi, che ieri sul Financial Times commentava l’emergenza suggerendo ai Paesi membri una terapia senza precedenti: più debito e forti azioni di politica fiscale europee. Il premier incassa il sostegno della presidente della Bce Christine Lagarde. Ora, con questo rinvio, la tacita scommessa dei nove stati “progressisti” potrebbe essere l’attesa di un peggioramento delle condizioni sanitarie in Europa tale da convincere tutti ad adottare strumenti nuovi. Duro il commento del presidente del Parlamento europeo David Sassoli: “Voglio essere molto chiaro: I governi nazionali non sono l’Europa. Ci saremmo aspettati una più forte assunzione di responsabilità dai leader”.
Intanto in Italia le parole di Draghi scuotono la politica. A esplicita domanda se può essere lui la guida di un “governissimo”, Matteo Salvini risponde “se rispondo sì, Conte si offende, ne riparleremo a emergenza sanitaria finita”. Ok del centrista Pier Ferdinando Casini. Contraria, invece, Giorgia Meloni. Italia Viva, con Matteo Renzi, parla di “necessaria unità in un momento di crisi”, ma senza riferimenti a un governo comune, mentre per il Capo politico M5S Vito Crimi “ben venga quando persone di esperienza danno un contributo”. Ma per i grillini un governo con dentro la Lega al momento è escluso.