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La Francia alza la voce contro l’UE, Renzi ha un alleato in più

di Stelio Fergola02 Ottobre 2014
02 Ottobre 2014

bsLa Francia ha dichiarato ufficialmente la propria ostilità alle politiche economiche europee: l’Eliseo ha deciso di non adottare nuove misure restrittive e, con la legge di bilancio per il 2015, ha previsto un deficit del 4,4% del Pil che si ridurrà progressivamente al 4,3% nel 2016, e solo nel 2017 ritornerà nei parametri del 3% di Maastricht, attestandosi sul 2,8. Un’ evidente ritirata dagli impegni presi negli scorsi anni, quando Parigi (già fuori da alcuni limiti del Patto di stabilità) si era impegnata a ritornarvi da quest’anno.
Una scelta obbligata secondo il ministro delle finanze francese Michel Sapin: “Il deficit sarà ridotto più lentamente del previsto a causa delle circostanze economiche. Nessun ulteriore sforzo sarà richiesto alla Francia, perché il governo, assumendosi la responsabilità di far ricrescere il Paese, respinge l’austerità”.
Tutto ciò anche se non sono nuovi i dati di bilancio del governo francese, il cui debito pubblico ha superato i 2000 miliardi di euro (95,1% del Pil), e la cui spesa pubblica è in costante calo (7,7 miliardi i risparmi previsti sui costi dello Stato e dei suoi operatori) passando dal 56,5% del Pil nel 2014 al 56,1% nel 2015, per poi continuare a scendere al 55,5% nel 2016 e al 54,5% nel 2017. Scontata la revisione sul pareggio di bilancio, atteso solo nel 2019, e non più nel 2017 come previsto nella precedente legge finanziaria.
Riflessi dell’azione francese si sono avuti in Italia, anche se il Presidente del Consiglio Renzi ha dichiarato di non aver nessuna intenzione di sforare il tetto del 3%, pur avendo l’obbiettivo dichiarato di ottenere una revisione dei parametri “avendo le carte a posto e potendosi presentare forti di questo al Consiglio Europeo del 23 ottobre” ha aggiunto il Premier.
Intanto la cancelliera tedesca Angela Merkel risponde a Hollande: “”Non siamo ancora al punto in cui si possa dire che la crisi è alle nostre spalle, tutti devono fare il proprio compito – e, ricordando il Patto di stabilità e crescita, ha aggiunto – si chiama così perché non può esserci crescita sostenibile senza finanze solide”. Dal canto suo Pierre Moscovici, commissario designato agli affari economici, promette di non fare sconti al proprio Paese d’origine se non dovesse rispettare le regole.

Stelio Fergola

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