Dario Franceschini è nuovamente ministro dei Beni Culturali del governo Conte bis, riportando in dote la delega al Turismo. L’esponente dem aveva già ricoperto questa carica nei governi Renzi e Gentiloni, tra il 2014 e il 2018. Ben nota è la riforma che porta il suo nome: lo scopo era di dare maggiore risalto all’arte e all’architettura, oltre a un maggiore potere ai musei e alle cariche dirigenziali, scelte attraverso concorsi pubblici e dicendo addio alle cariche funzionali.
La riforma non incontrò i favori del Movimento Cinque Stelle, che bocciò la proposta. Ora che Franceschini è tra i ministri del neonato governo giallo-rosso, sorgono dubbi su come gli esponenti pentastellati potrebbero reagire alla situazione. Vittorio Sgarbi, sindaco di Sutri, critico d’arte e deputato, fornisce a Lumsanews la sua visione sulla questione.
Franceschini torna al Ministero dei Beni Culturali, dopo aver già ricoperto questa carica tra il 2014 e il 2018. Cosa ne pensa?
“Nascerà un problema perché il 22 agosto Bonisoli ha voluto a tutti i costi, a governo in crisi, far passare il suo decreto che annulla alcuni effetti della riforma Franceschini. Adesso ci sarà una controriforma che reintrodurrà alcuni provvedimenti eliminati, come l’autonomia dei musei, fortemente voluto dalla Lega. Come sempre in un governo nuovo vediamo delle contraddizioni che portano a una posizione antica e, in questo caso, più vicina al governo gialloverde”.
Il ministro dem riporta in dote anche la delega sul turismo, che nel governo precedente era assegnata al ministero delle Politiche Agricole. Può essere un bene o un male?
“È una ‘larva’ che viene sballottata tra un ministero e l’altro. Era partita con Franceschini come ancora dei Beni Culturali, poi Centinaio l’ha pretesa per l’Agricoltura. Adesso il neo ministro, nella sua controriforma, si riprende quello che aveva prima”.
La riforma Franceschini voleva dare più potere ai musei e mettere in risalto l’arte, l’architettura e la riqualificazione delle periferie. La riforma venne bocciata all’epoca dai M5s, che ora se lo ritrovano al governo. Cosa potrebbe succedere?
“Niente, si metteranno d’accordo. Il paradosso è che la posizione di Franceschini, al di là del fatto specifico, è in maggiore collegamento con le istanze della Lega che non con quelle dei Cinque Stelle, visto quello che ha fatto Bonisoli”.