MILANO – Mappare meticolosamente Milano e Roma per i russi. Questa la missione di spionaggio portata avanti da due imprenditori italiani negli ultimi due anni. È quanto emerge da un’indagine avviata dalla procura di Milano e condotta dall’Arma.
I due, originari della Brianza, contattano il Servizio di sicurezza russo (l’Fsb) via mail e proseguono le comunicazioni su Telegram, fornendo inizialmente informazioni su tecnici nel campo dei droni e della sicurezza elettronica, ma dedicandosi poi alla mappatura delle telecamere delle due città, con punti ciechi utili a eventuali sabotaggi.
Se i russi si accontentano di questo, i due italiani decidono invece di spingersi ancora oltre. Propongono alle cooperative di taxi a Milano di installare gratuitamente le dashcam – telecamere da parabrezza per la sicurezza stradale – per affidarne le registrazioni all’intelligence russa. Tutto questo in cambio di un irrisorio compenso in criptovalute.
Ma oggi sono ufficialmente terminate tutte le operazioni di spionaggio dei due, con l’annuncio della conclusione delle indagini preliminari da parte del pm della procura di Milano Eugenio Fusco. Un’indagine avviata ad aprile 2024 su coordinamento del pm Alessandro Gobbis e condotta dai carabinieri del Ros di Milano, in collaborazione con la Sezione criptovalute del comando carabinieri antifalsificazione monetaria di Roma. L’inchiesta ha portato all’accusa contro i due imprenditori di “corruzione del cittadino da parte dello straniero”, aggravata dalla finalità di eversione.
Già nel 2021 Walter Biot, ufficiale della Marina italiana, aveva ceduto ai russi informazioni Nato. Risale a ieri la sentenza definitiva della Corte di cassazione, che condanna il militare a 29 anni di reclusione. La Cassazione conferma la decisione dei giudici ordinari che in primo grado avevano condannato Biot per la rivelazione di segreti militari di sicurezza nazionale, spionaggio e corruzione.