MILTON KEYNES – Sono bastate due gare per interrompere il sogno di Liam Lawson in Red Bull. Il pilota neozelandese è stato ufficialmente scaricato dal team austriaco, retrocedendo nella satellite Racing Bulls, in cambio della promozione del giapponese Yuki Tsunoda.
Corsi e ricorsi storici. Il detto si addice perfettamente allo scenario che in questo momento ha visto come protagonista il ventitreenne, solo l’ultimo di una lunga lista di secondi piloti bocciati da Red Bull.
La maledizione del secondo sedile: da Gasly a Lawson
Sembra quasi che Daniel Ricciardo, primo pilota ad aver ricevuto l’ombra negativa di Max Verstappen sulle sue prestazioni, abbia lanciato una maledizione sul secondo sedile della scuderia austriaca. A partire da Pierre Gasly (declassato nel 2019) ad Alex Albon, passando per Checo Perez (lo scorso anno ottavo in classifica generale), fino a Liam Lawson, silurato per le disastrose performance nelle prime due gare stagionali in Australia e in Cina. Nessuno è mai riuscito a tenere testa al quattro volte campione del mondo di F1 olandese. Si parla per questo di una monoposto complicata, cucita ad hoc sui punti di forza di Verstappen, da imparare a guidare sotto la pressione del pilota di punta e, soprattutto, del consulente di casa Red Bull Helmut Marko. Quest’ultimo è noto per aver lanciato giovani del calibro di Sebastian Vettel, Carlos Sainz, oltre allo stesso Verstappen, ma negli ultimi anni la sua “accademia” ha visto un declino inesorabile, caratterizzata con tutta probabilità dal poco tempo riservato ai piloti esordienti per imporsi in un mondo spietato come quello della Formula 1.
Le parole di Helmut Marko: “Non ha fatto il suo dovere”
“Il compito di Liam è quello di stare entro due o tre decimi da Verstappen”. Probabilmente Marko, questo inverno, aveva sbagliato i calcoli perché la macchina di Lawson ha girato sempre almeno un secondo più lenta di quella di Max nelle prime due uscite stagionali. Una situazione inusuale per due piloti della stessa scuderia.
Quindi i deludenti risultati ottenuti, con il ritiro in Australia e il 16esimo posto a Shanghai, forse non sono completamente da addossare al pilota neozelandese, ma Marko non è dello stesso parere.
“Yuki era troppo incostante e per questo abbiamo scelto all’unanimità Lawson. Ma non è stato in grado di fare il suo dovere sotto pressione sin dal primo giorno in Australia. Poi è entrato in una spirale negativa. È come un pugile suonato, uscirne è molto difficile e metterlo in Red Bull è stato un errore”, così il consulente Red Bull ha sentenziato sulla vicenda.