Le perquisizioni e i sequestri a carico di Gianluca Savoini – il presidente dell’associazione Lombardia-Russia indagato per corruzione internazionale sui presunti fondi russi alla Lega (“Moscopoli”) – sono legittimi. L’ha stabilito il Tribunale del Riesame di Milano, notificandolo questa mattina al legale dell’imputato, l’avvocato Lara Pellegrini. Le motivazioni dietro la scelta dei tre giudici (Luisa Savoia, Monica Amicone e Roberto Peroni Ranchet) verranno rese note nei prossimi giorni. Ora, come preannunciato, la difesa di Savoini valuterà il ricorso in Cassazione, ma lo farà solo dopo averle lette.
Respinto quindi il ricorso presentato dai legali del leghista, con cui si chiedeva l’annullamento del decreto di perquisizione e dei sequestri (due telefoni cellulari, documenti e chiavette usb) della Guardia di Finanza effettuati lo scorso luglio nei suoi confronti. “Non essendo certa la provenienza del file non si può porre alla base di un provvedimento di sequestro”, aveva sostenuto la difesa durante l’udienza dello scorso giovedì. Ma il provvedimento dei pm Gaetano Ruta e Sergio Spadaro per ora resta valido.
Dalle analisi effettuate finora sarebbero venuti a galla una serie di messaggi preparatori al controverso incontro del 18 ottobre 2018 all’Hotel Metropol di Mosca – risalenti almeno all’estate 2018 – fra Savoini, gli altri due italiani coinvolti e persone legate ai tre russi presenti al tavolo. In quell’occasione le due delegazioni si erano incontrate per una compravendita di petrolio, che avrebbe portato 65 milioni di dollari nelle casse del Carroccio. Tuttavia, gli investigatori non hanno ancora potuto accedere a una delle chat presenti nel cellulare, a causa di problemi tecnici. Per questo, stando a quanto riporta l’Ansa, nei prossimi giorni dovrebbe essere fissato una sorta di incidente probatorio per procedere nel contraddittorio tra le parti, esaminarne il contenuto e trascriverlo.