E’ finito in manette a Foggia con l’accusa di far parte dell’Isis un cittadino egiziano di 58 anni. L’uomo, che ha la cittadinanza italiana, insegnava religione ai bambini presso il Centro Culturale Islamico di Foggia. Per questo motivo il nome dato dagli investigatori all’operazione è “Bad teacher”. Sposato con una donna italiana, sarebbe stato incastrato, secondo gli inquirenti, da alcune pubblicazioni internet e da riscontri investigativi. Le indagini della Guardia di Finanza hanno portato al sequestro preventivo urgente della sede dell’associazione e dei conti correnti del cittadino egiziano. La Polizia ha invece condotto perquisizioni tra il domicilio dell’arrestato e la sede dell’associazione culturale “Al Dawa”, di cui è presidente.
Si tratta di un’operazione antiterrorismo coordinata dalla Direzione Distrettuale antimafia di Bari nel corso della quale sono state eseguite perquisizioni nei confronti di altre tre persone. L’accusa esatta per il cittadino egiziano è di associazioni ai fini di terrorismo e apologia del terrorismo. Da mesi la Dda monitora con attenzione attenzione il fenomeno, provvedendo con espulsioni di altri migranti accusati di apologia del terrorismo che sono avvenute tra maggio e dicembre del 2017.
Non è la prima volta che la moschea di via Zara a Foggia si trova al centro di accuse di proselitismo e propaganda per l’Isis. Il 19 maggio dello scorso la polizia arrestò un cittadino tunisino di 34 anni con l’accusa di apologia del terrorismo per la pubblicazione sui social network di video e post in favore dalle milizie terroristiche. Sempre a Foggia nel luglio successivo la polizia venne arrestato un ceceno di 38 anni che secondo gli investigatori all’interno della moschea di via Zara, avrebbe cercato di reclutare nuovi adepti alla guerra santa. Due cittadini albanesi, che vivevano in un comune della Capitanata, erano stati invece espulsi e rimpatriati dalla polizia il 7 dicembre scorso con l’accusa di collegamenti con “foreign fighters”.
I carabinieri del Ros lo scorso dicembre avevano arrestato a Foggia un cittadino algerino che nel 2004, in relazione agli attentati dell’11 settembre aveva già subìto un provvedimento restrittivo della libertà nell’ambito di una indagine su una presunta rete di supporto logistico del Fis algerino, il Fronte islamico di salvezza. La rete era attiva in Italia tra le province di Napoli, Caserta, Vicenza e Milano.