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Nel giorno del referendum una nuova polemica: FNSI contro i giornalisti pensionati? Puntoeacapo: “Imbarbarimento della professione”

di Samantha De Martin27 Settembre 2014
27 Settembre 2014

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Nel giorno del duplice referendum indetto dalla Federazione Nazionale Stampa Italiana e dall’Associazione Stampa Romana, non si arrestano le polemiche all’interno del sindacato dei giornalisti. In un articolo pubblicato ieri su “Punto e a capo”, Carlo Chianura rivolge una durissima accusa allla FNSI, costituitasi parte civile contro i suoi stessi iscritti pensionati.

Una vicenda, quella cui allude Chianura, che ha per protagonisti il sindacato nazionale, guidato dal segretario Franco Siddi, i 1.207 giornalisti che hanno versato nel tempo i contributi e assistono all’ex fissa ridotta a brandelli dall’ultimo contratto, l’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani (Inpgi) e la giunta della Fnsi che ha scelto di schierarsi contro i pensionati. “I lavoratori aspettano da anni di incassare un emulamento su cui da sempre facevano affidamento e che tarda scandalosamente ad arrivare – spiega Chianura su “Punto e a capo” -. Dopo aver deciso di rivolgersi alla magistratura per esigere il rispetto delle regole, hanno ottenuto ragione con un regolare giudizio”.

Si tratta di pensionati quasi tutti iscritti a un sindacato che, stando a quanto si legge su “Punto e a capo”, “ha contribuito a farli espellere a 58 anni dal mercato del lavoro, senza preoccuparsi di garantire la buona salute del fondo dal quale quell’emulamento doveva arrivare”. “Sappiate che ora questo sindacato ha preso la decisione di costituirsi in giudizio contro quei loro stessi iscritti – tuona nell’articolo Carlo Chianura – affinchè il giudice non riconosca quel loro diritto nel giudizio di merito che ci sarà molto presto”.

La pagina online “Punto e a Capo”, nata inizialmente come componente sindacale della Fnsi, parla di “imbarbarimento della professione”, per via di un “sindacato che persegue giudizialmente i propri iscritti, il cui unico torto è di chiedere alla magistratura dello Stato italiano il rispetto di un proprio legittimo diritto” e della conseguente decisione (politica) della testata online di lasciare la Federazione della Stampa. “È un sindacato che ha firmato negli anni accordi vergognosi – tuonano – che ha organizzato referendum farsa sul contratto, che ha tenuto bordone a una classe di editori soi-disant che con i soldi dello Stato e la cassa comune dell’Inpg, tra il 2011 e il giugno di quest’anno, hanno espulso 3.150 giornalisti dal mercato del lavoro”.

Un’accusa alla quale la Fnsi risponde attraverso un articolo pubblicato ieri sul sito del sindacato, nel quale lsi preannunciano “importanti passi avanti per la piena applicazione del contratto” con riferimento all’approvazione di delibera, da parte dell’Inpgi, per il lavoro e l’indennità. “L’approvazione della delibera sulla riduzione delle aliquote contributive per le nuove assunioni da parte dell’Istituto di previdenza dei giornalisti– dicono dalla Fnsi – consentirà di utilizzare gli 11 milioni di euro messi a disposizione dal Governo per favorire la nuova occupazione nel settore, mentre saranno incentivate le assunzioni a tempo indeterminato”. “Il Cda dell’Inpgi – continua il comunicato della Federaziona Nazionale Stampa Italiana – ha approvato un prestito di 35 milioni di euro al sistema dell’editoria Fieg (Federazione Italiana Editori Giornali), che consentirà di pagare ratealmente gli importi per chi è in attesa da 5 anni”. La rateizzazione inizierebbe a partire da gennaio 2015, data entro la quale potrebbe concludersi l’iter di approvazione da parte dei Ministeri vigilanti dell’Economia e del Lavoro della delibera dell’Inpgi. Intanto tutti coloro che sono in attesa della prestazione da anni, riceveranno una prima erogazione di 10mila euro a gennaio.

Una profonda e vistosa frattura quella che coinvolge gli organismi che dovrebbero dar voce ai professionisti dell’informazione, fatta di risvolti preoccupanti e poco entusiasmanti prospettive.

Samantha De Martin

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