L’Fnsi vuole tenere accesi i riflettori sul caso di Domenico Quirico, l’ inviato in Siria del quotidiano “La Stampa”, di cui si sono perse le tracce lo scorso 9 aprile.
L’appello.“Domenico Quirico è solo un giornalista. Chi gli impedisce di comunicare con il suo giornale e i suoi familiari deve sapere che non ha a che fare con un nemico né con una fazione in guerra. Chiunque l’abbia fermato in Siria – dove stava svolgendo il suo lavoro da inviato speciale per il suo giornale “La Stampa” – o ne impedisca i movimenti e la parola, ne prenda atto e accolga il nostro appello alla sua piena libertà. È l’appello del sindacato dei giornalisti italiani, della categoria tutta”. Queste le parole di Franco Siddi (segretario nazionale della Federazione Nazionale Stampa Italiana), che sollecitano la liberazione dell’inviato.
Il 16 maggio scorso Siddi hai incontrato Haytam Zakariah , il segretario nazionale della Federazione araba dei giornalisti (Faj) perché intervenga sul sindacato dei giornalisti siriani nell’intento di trovare una soluzione alla vicenda.
I dati drammatici di Amnesty. Amnesty International, la notissima organizzazione internazionale che denuncia le diverse violazioni dei diritti umani nel mondo, ha tracciato uno scenario inquietante per i giornalisti inviati in Siria: dall’inizio del conflitto sono 36 persone, tra operatori e inviati, che sono caduti o che non sono più tornati.
Il problema della salvaguardia dei giornalisti non riguarda esclusivamente Siria.Secondo Reporter senza frontiere, organizzazione non governativa che promuove la libertà di stampa, solo nel 2013 ne sono stati uccisi 19 e arrestati 174. Le aree a rischio non sarebbero solo quelle di guerra: anche Iran, Cina, Vietnam e Cecenia nonostante siano paesi non coinvolti in conflitti armati, sono oggetto di un sistema di censura che utilizza anche la coercizione fisica per essere efficace.
Alessio Perigli