Nel quinquennio 2014- 2019 il totale delle imposte evase è sceso al di sotto dei 100 miliardi di euro, diminuendo, nel complesso, di 10 miliardi. E’ quanto è emerso dai dati elaborati dal ministero dell’Economia sulla base delle rilevazioni Istat.
Secondo il Mef, il divario tra gli importi dovuti al fisco dai cittadini e quelli effettivamente versarti si ferma per la prima volta a 99,27 miliardi di euro, con una riduzione, rispetto al 2014, di 10 miliardi. Secondo Il Sole24ore la sconfitta dell’evasione fiscale è una meta lontana ma il segnale è di quelli importantissimi da cogliere, soprattutto in vista delle decisioni che il governo dovrà prendere per il Piano nazionale di ripresa e resilienza che prevede una riduzione del tax gap del 5% entro il 2023 e del 15% entro il 2024.
L’analisi dei dati forniti dal ministero evidenzia anche un altro trend, quello sulla propensione all’evasione che negli ultimi sei anni è calata dal 22,1% al 18,4% con un recupero del sommerso di 11,7 miliardi. In controtendenza rispetto all’andamento generale, rimane l’evasione dell’Irpef di lavoratori autonomi e ditte individuali. Secondo il quotidiano economico il gap Iva segna un -6,9% che, tradotto in euro, equivale a 7,8 miliardi di recupero. I dati, quindi, testimoniano l’importante contributo degli strumenti messi in campo negli ultimi anni contro l’evasione e soprattutto l’estensione del reverse charge, dello split payment e della comunicazione dei dati delle liquidazioni Iva.
Con la sola introduzione della fattura elettronica, l’Iva non dichiarata si è ridotta di 2,8 miliardi di euro. Ora la sfida più importante sembra essere non solo la riduzione della sotto-fatturazione ma anche, e soprattutto, l’omessa fatturazione. Dal documento del Mef, emerge che l’incidenza del sommerso è risultata in aumento nell’agricoltura (17,3%) e nelle tlc (5,7%). Stabile nelle attività immobiliari (4,6%). In discesa nel commercio al dettaglio, nella ristorazione e nei trasporti (21,9%).