HomeCronaca Fine vita, la giurista Pisu: “Le proposte migliori sono quelle governative”

Fine vita, la giurista Pisu
"Meglio le proposte
di matrice governativa"

"Sui disegni di legge del centrodestra

a rischio anche la costituzionalità"

di Mariacristina Ponti10 Ottobre 2019
10 Ottobre 2019

Alessandra Pisu, docente di Diritto privato all’Università di Cagliari e presidente dell’Associazione Walter Piludu, cerca di prevedere cosa succederebbe se venisse approvata una delle tredici proposte di legge presentate al Parlamento sul fine vita.

Professoressa Pisu, cosa succederebbe se venisse approvata la proposta di legge dei parlamentari Pagano e Binetti?

«Le proposte presentate dai parlamentari Pagano e Binetti si limitano a prevedere una riduzione di pena per il convivente del malato – affetto da “una patologia irreversibile fonte di intollerabile sofferenza” e tenuto in vita “esclusivamente per mezzo di strumenti di sostegno vitale” – che agisca “in stato di grave turbamento determinato dalla sofferenza altrui”. Tale modifica è, a mio avviso, inadeguata perché mantiene ferma la sanzione penale in tutti i casi di aiuto al suicidio».

Che cosa intende?

«La Corte costituzionale ha affermato a chiare lettere, nell’ordinanza 207 del 2018, che il divieto assoluto di aiuto al suicidio è costituzionalmente illegittimo in quanto limita la libertà di autodeterminazione del malato sottoposto a trattamenti di sostegno vitale nella scelta delle terapie, comprese quelle finalizzate a liberarlo dalle sofferenze. Inoltre, la norma del ddl prevede un’attenuazione della sanzione penale per fatti che si compirebbero nell’ambito di una stabile convivenza familiare, senza depenalizzare le condotte di assistenza medica al suicidio che invece, secondo la Consulta, possono essere legittimamente tenute dai medici delle strutture sanitarie pubbliche in alcune specifiche situazioni di malattia e di sofferenza. Le proposte di legge in esame risultano pertanto inidonee a colmare il vuoto di tutela”.

E per quanto concerne gli altri articoli? Si pensi alla modifica della legge 219 del /2017 sul consenso informato.

«Queste proposte – con norme di dubbia legittimità costituzionale – porterebbero alla conseguenza di sottrarre nutrizione e idratazione artificiali al principio del consenso e rifiuto informato del paziente, impedendo qualunque possibilità di scelta in merito alla attivazione e/o interruzione di tali trattamenti. Questo è in evidente contrasto con il diritto di autodeterminazione terapeutica riconosciuto dall’articolo 32 della Costituzione e sancito, da ultimo, dalla legge 219».

Ci sono altre perplessità?

«Sì, le proposte contengono una modifica volta a sottrarre le strutture sanitarie private dall’obbligo di garantire la piena e corretta attuazione dei principi sanciti dalla legge 219. Molto pericolosa, per le garanzie dovute al paziente, anche la modifica che vorrebbe eliminare la presenza di due testimoni per la revoca delle disposizioni anticipate di trattamento in situazioni di emergenza e urgenza, affidando a un solo medico il compito di “raccogliere” la dichiarazione di revoca. Dubito che un testo di questo tenore possa superare il preventivo vaglio di legittimità costituzionale che spetta al Presidente della Repubblica».

Le proposte però non si esauriscono con quelle di Pagano e Binetti. Ci sono quelle presentate dai Cinque Stelle, dal Pd. Ha dei dubbi anche su quelle? Cosa comporterebbero effettivamente?

«Le proposte dei 5 stelle sono tecnicamente apprezzabili, rispettose dei principi costituzionali e idonee a colmare il vulnus di tutela segnalato dalla Corte costituzionale. Stabiliscono i presupposti soggettivi e oggettivi per accedere alla somministrazione di un farmaco che determini la “morte immediata e indolore” del paziente e procedure di accertamento di una consapevole volontà in tal senso. L’approvazione di questi testi consentirebbe alla persona maggiorenne e capace di intendere e di volere, che si trovi in una situazione di sofferenza insostenibile e irreversibile o di malattia con prognosi infausta (anche se non sottoposta a trattamenti di sostegno vitale) di chiedere e ottenere dal sistema sanitario nazionale un trattamento eutanasico, con esclusione di punibilità per il medico e il personale sanitario che lo pratichino».

In che senso si potrebbe parlare di una scelta positiva per il malato?

«Si tratterebbe di un vero e proprio nuovo diritto della persona malata e sofferente la cui violazione darebbe luogo a una responsabilità risarcitoria della struttura sanitaria pubblica. Solo la proposta dell’onorevole 5 stelle Doriana Sarli regola la possibilità di un’obiezione di coscienza del medico e del personale sanitario, fermo restando (per entrambe le proposte) l’obbligo delle strutture del SSN di garantire il rispetto della volontà del paziente. Si tratta di disegni di legge che colgono il senso del monito della Corte costituzionale e che possono rappresentare una buona base di partenza per il dibattito parlamentare. Simile a queste ultime, la proposta di legge Cecconi che si spinge fino a prevedere la possibilità di una richiesta di eutanasia nelle disposizioni anticipate di trattamento».

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