MILANO – Il Consiglio Regionale della Lombardia oggi voterà una pregiudiziale di costituzionalità, voluta dal centrodestra, sul progetto di legge popolare sul fine vita. La decisione sul voto arriva a seguito dell’accoglimento della richiesta di un malato terminale di ricorrere al suicidio medicalmente assistito. Il via libera giunge dall’Ats di Milano, dopo sei mesi dalla richiesta di verifica delle condizioni previste dalla sentenza Cappato per l’accesso al fine vita.
Da qui la proposta del centrodestra che ribadisce come la Lombardia, in assenza di una legge statale, non può approvare un provvedimento regionale che definisca tempi e modalità per ricorrere all’aiuto alla morte volontaria. La prassi seguita, in questo caso, fa riferimento alle sentenze della Corte Costituzionale del 2019 e del 2024. La pregiudiziale, chiesta da Fratelli d’Italia, punta ad affermare la disciplina statale sulla materia del suicidio medicalmente assistito: la Regione, dunque, dovrebbe evitare di procedere. Eppure, secondo i legali dell’Associazione Luca Coscioni, il suo uso sarebbe “illegittimo” sia perché “viola le regole sull’iniziativa popolare” sia perché si creerebbe un “conflitto tra regolamento e fonti superiori”.
Contro la pregiudiziale del centrodestra arriva l’appello dell’opposizione. Il capogruppo del Pd in Consiglio Regionale, Pierfrancesco Majorino, dichiara: “Il Presidente della Regione, Attilio Fontana, si liberi dal ricatto di Fratelli d’Italia. Sul fine vita ha fatto un’inversione a U”. Un appello diretto al numero uno della Lombardia dopo il suo incontro il 23 settembre scorso con Marco Cappato sul tema della proposta di legge regionale sul fine vita. In quell’occasione, Fontana aveva dimostrato un’apertura ritenendo che l’obiettivo dovesse essere quello di “applicare la sentenza della Corte Costituzionale comprendendone i contenuti”. Ecco perché i dem auspicano che il Consiglio Regionale non affossi la proposta di legge. E, nel frattempo, sperano in qualche franco tiratore tra moderati e liberali.