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HomePolitica Fine vita, il sì di Zaia. Tajani:”Legge toscana da impugnare”. Il primo caso in Lombardia

Fine vita, Zaia favorevole
"No politica su temi etici"
Primo caso in Lombardia

Tajani: "Governo impugni la legge"

Tarzia: "No a provvedimento nazionale"

di Alessio Sebastiano Corsaro14 Febbraio 2025
14 Febbraio 2025
fine vita

Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto | Foto Ansa

ROMA – Dopo la discussa approvazione della legge sul fine vita in Toscana, il tema del suicidio assistito continua a dividere la politica italiana. In un’intervista esclusiva rilasciata a Repubblica, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha sostenuto con decisione le ragioni della procedura oggetto del grande dibattito sollevato in questi giorni. Zaia ha sottolineato come sul fine vita sia “necessaria una legge nazionale”, perché “non si può nascondere la testa sotto la sabbia” rispetto a una procedura su cui gli italiani, stando ai sondaggi, sono ampiamente favorevoli. “Sui temi etici non deve prevalere la casacca politica”, secondo il governatore veneto, che ha specificato come le resistenze sul suicidio assistito siano reali anche tra le file del centrosinistra.

Tajani: “Governo dovrebbe impugnare la legge”

Perplessità da parte del vicepremier Antonio Tajani, secondo cui il governo dovrebbe “impugnare la legge” approvata dalla Regione Toscana. A fargli eco Olimpia Tarzia, responsabile nazionale del dipartimento Bioetica e Diritti Umani di Forza Italia, secondo cui “una legge nazionale non serve” anche se “c’è certamente da declinate determinate indicazioni che già sono arrivate dalla Consulta”, con riferimento alla sentenza 242 della stessa Consulta inerente all’iter previsto per il fine legge. 

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Il vicepresidente del Consiglio dei ministri Antonio Tajani | Foto Ansa

Primo caso in Lombardia di suicidio assistito

Il dibattito sul suicidio assistito è destinato ad amplificarsi nei prossimi giorni, specie a fronte del primo caso di fine vita verificatosi in Lombardia. “La mia breve vita è stata intensa e felice. L’ho amata all’infinito e il mio gesto di porre fine non ha significato che non l’amassi”. Sono state queste le ultime parole di una cinquantenne affetta da sclerosi multipla progressiva da oltre 30 anni, morta a seguito dell’auto-somministrazione di un farmaco letale, fornito dal Servizio sanitario nazionale a nove mesi dalla richiesta. Si tratta della sesta persona in Italia ad aver completato la procedura prevista dalla consulta con la sentenza 249/2019 sul caso Cappato/Antoniani. 

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Marco Cappato, Felicetta Maltese e l’avvocato Filomena Gallo | Foto Ansa

Il percorso della paziente ha avuto inizio nel maggio 2024, quando la donna, accompagnata dall’associazione Luca Coscioni, aveva chiesto all’Ats di riferimento di poter accedere all’iter previsto dalla sopracitata sentenza 242 della Consulta. A fine luglio 2024, dopo il parere favorevole del comitato etico, l’azienda sanitaria di riferimento ha comunicato alla donna il possesso dei requisiti stabiliti dalla Corte con la sentenza Cappato: capacità di prendere decisioni libere e consapevoli, patologia irreversibile, sofferenze fisiche o psicologiche ritenute intollerabili e dipendenza da trattamenti di sostegno vitale. È così che nel gennaio scorso la donna ha potuto procedere con l’auto somministrazione del farmaco letale, realizzando la propria volontà. 

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