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Gli editori lanciano l’allarme per la crisi. Ma a pagarla sono soprattutto i giornalisti

di Mario Di Ciommo12 Aprile 2014
12 Aprile 2014

FiegLa Federazione Italiana Editori Giornali continua a divulgare dati allarmanti sulla situazione dell’editoria in Italia. La crisi dei giornali non si è affatto attenuata anzi, si è acuita negli ultimi anni. Nel 2013 la diffusione cartacea ha fatto segnare una contrazione del 10,7% per i quotidiani e del 14,1% per quanto riguarda i periodici. E la pubblicità sembrerebbe non ‘tirare’ più come una volta: il calo si attesta a -15,1% per i quotidiani ed a -11,8% per i periodici. Ad attenuare la sfilza di dati negativi c’è l’aumento delle copie digitali, passate da 176mila a 359mila al giorno nel 2013.

“L’intesa col precedente governo per un aiuto all’editoria giornalistica per superare l’emergenza congiunturale e sostenere il passaggio all’era della multimedialità non deve restare allo stadio delle buone intenzioni” ha dichiarato Giulio Anselmi, presidente della Fieg. Il riferimento del rappresentante degli editori è al fondo per gli interventi di sostegno all’editoria che prevede un carnet da 120 milioni di euro spalmati in tre anni, dal 2014 al 2016. Peccato che questo provvedimento sia ancora sospeso nel vuoto dato che per essere operativo ha bisogno di un decreto attuativo. Ma non è tutto, lo stesso fondo è finito nel mirino del spending review di Cottarelli, che ha inserito il provvedimento pattuito con il governo Letta tra i ‘trasferimenti aggredibili’. “La speranza è che il maldestro proposito di aggredire i fondi per l’editoria rientri tra le proposte di revisione di spesa che il premier Renzi ha manifestato l’intenzione di disattendere” ha affermato lo stesso Anselmi. La risposta delle istituzioni non si è fatta attendere ed è stata affidata alle parole di Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri con delega all’editoria: “Le linee guida per l’attuazione del decreto sul fondo per l’editoria, che per il 2014 ammonta a 50 milioni di euro, saranno definite al più presto, con incontri già dopo Pasqua”.

Sembrerebbe scongiurato per gli editori quindi il rischio di perdere i finanziamenti tanto auspicati.

Tutto bene quel che finisce bene? Non proprio perché le vere vittime di questa crisi dell’editoria non sono tanto gli editori quanto i giornalisti stessi. Tra il 2009 ed il 2013 il numero di giornalisti uscito dal settore dell’editoria giornalistica è stato di 1662 unità, di cui 887 dai quotidiani e 638 dai periodici.

“Dalla crisi dell’editoria si esce se i giornalisti sono protagonisti – sono le parole di Franco Siddi, presidente dell’Fnsi, il sindacato dei giornalisti – l’elemento umano professionale è centrale su quello organizzativo industriale, come dimostra l’evidenza di tutte le indagini specialistiche sin qui eseguite”.

La situazione è chiaramente allarmante e non si riesce a capire che tipo di rimedio abbiano utilizzato gli stessi editori per arginare questo triste fenomeno quando i conti erano in attivo e c’era la possibilità di investire. Evidentemente le colpe di questa situazione senza precedenti non sono tutte da attribuire alla crisi.

Mario Di Ciommo

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