Maurizio Fiasco è un sociologo, esperto della Consulta Nazionale Antiusura. Specializzato nella prevenzione del gioco d’azzardo patologico, Fiasco ha spiegato i motivi che rendono possibile l’aggiramento dell’articolo 9 del Decreto Dignità.
All’interno del Decreto Dignità le linee guida dell’Agcom hanno un ruolo chiave. Crede che siano state efficaci, oppure si potevano strutturare in maniera differente?
“Credo che le linee guida dell’Agcom, introdotte nel 2019, siano da revocare. Senza aver consultato i rappresentanti dei consumatori e delle famiglie, l’Agcom emanò delle linee guida con cui riformava parte dello stesso Decreto Dignità, che è stato così falsato. I nodi ora stanno venendo al pettine, ma tutto risale a quelle linee guida illegittime che sono però rimaste in vigore e sono in vigore tutt’oggi. Il punto inaccettabile è di aver fatto una distinzione tra informazione commerciale e pubblicità. L’esposizione delle quotazioni delle scommesse non è ritenuta pubblicità ma è ritenuta un’informazione commerciale. Una cosa è se le quotazioni delle scommesse le pubblichi in un tuo bollettino, in un tuo periodico, un’altra cosa invece se tu queste quotazioni le diffondi pubblicamente istigando al gioco”.
Per quanto riguarda il fenomeno della pubblicità retroattiva, pensa che la gestione dell’Agcom sia stata corretta?
“Quella dell’Agcom è una sortita assolutamente ipocrita. Questo perché l’Autorità potrebbe benissimo aggiornare l’istruttoria e sanzionare tutto quello che è sanzionabile. In generale, che il provvedimento di una Autority riformi la legge dello Stato è una cosa inaudita”.
Cosa bisogna fare realmente per contrastare la ludopatia e il gioco d’azzardo compulsivo?
“Bisogna tornare alla definizione costitutiva del gioco, che si deve svolgere in tempi e spazi riservati. Ci devono essere dei luoghi in cui si può giocare che siano distinti da tutti gli altri , e ci devono essere dei tempi da non confondere. Quando il gioco non ha più uno spazio e un tempo assegnato ma è ubiquitario e onnitemporale diventa una patologia. La prima cosa da fare perciò è separare il tempo e i luoghi del gioco dai tempi e dai luoghi della quotidianità”.