Niente più film in concorso, giurie, cerimonie di apertura e chiusura. Nell’anno in cui spegne dieci candeline, il Festival del cinema di Roma torna ad essere una Festa (proprio come era stata concepita nel 2005) e si spoglia di tutti gli orpelli tipici delle kermesse del cinema. Un ritorno alle origini voluto dal presidente Piera Detassis e dal direttore artistico Antonio Monda, entrambi new-entry di quest’anno.
I numeri rispetto alle edizioni passate sono decisamente inferiori: 40 le pellicole presentate quest’anno contro le 51 del 2014, per un totale di 24 Paesi partecipanti; e una sala in meno a disposizione, cioè circa 20.000 spettatori in meno. “Festa significa che ogni film è già un vincitore solo per il fatto di essere stato invitato; – ha spiegato Monda – abbiamo voluto puntare sulla qualità, non sulla quantità”. Minore importanza quest’anno anche per il red carpet. “Non abbiamo scelto i film in base alle star, – ha chiarito il direttore artistico – abbiamo scelto i film che ci piacevano, se gli attori e i registi calcheranno il tappeto rosso sarà soltanto un valore aggiunto”.
La Festa del cinema, insomma, vuole portare a Roma il buon cinema, senza badare alle convenzioni. Ecco perché non saranno presenti soltanto prime mondiali ed europee, ma anche anteprime italiane. “Ritengo assurdo e persino ridicolo che il pubblico che affollerà la Festa di Roma debba essere privato della possibilità di vedere un film solo perché è stato proiettato in precedenza a New York o a Parigi”, ha chiarito Antonio Monda. Tra il 16 e il 24 ottobre, all’Auditorium Parco della Musica, i romani avranno, quindi, la possibilità di vedere “Carol”, un film già acclamato a Cannes e “Room”, già passato per il festival di Toronto. Saranno tre i film italiani presentati, “Alaska” di Claudio Cupellini, “Dobbiamo parlare” di Sergio Rubini e “Lo chiamavano Jeeg Robot” di Gabriele Mainetti; e tra le grandi anteprime internazionali, ci saranno anche almeno tre delle pellicole più attese della prossima stagione cinematografica: il documentario di Paul Thomas Anderson “Junun”, il news drama con Cate Blanchett e Robert Redford “Truth” e il blockbuster firmato Robert Zemeckis “The Walk”.
Ampio spazio però avranno anche le retrospettive curate da Mario Sesti: la prima è dedicata alla Pixar, in onore del ventesimo compleanno della casa d’animazione; la seconda rende omaggio al regista Antonio Petrangeli; mentre l’ultima dà spazio alla breve ma intensa filmografia del cileno Pablo Larraìn. Last but not least “gli incontri ravvicinati” con i protagonisti del cinema e della cultura, uno per sera: il pubblico della Festa potrà discutere con l’attore britannico Jude Law, la scrittrice premio Pullitzer Donna Tartt, l’architetto Renzo Piano, i registi Wes Anderson, William Friedkin, Dario Argento, Joel Coen, Paolo Sorrentino e Todd Haynes, nonché con gli attori Frances McDormand, Carlo Verdone e Paola Cortellesi.
Un progetto ambizioso, che sarà sperimentato in tre anni, e che i cinefili non vedono sicuramente l’ora di toccare con mano. Con il benestare della compianta Virna Lisi, scelta come modella per i poster di questa decima edizione di Festa del cinema.
Corinna Spirito