Sarebbe stato il messaggero tra i boss della mafia costretti al carcere duro e i loro clan. Per questo motivo la Procura di Palermo ha arrestato Antonello Nicosia, membro dei Radicali italiani. Insieme a lui sono state fermate altre quattro persone, accusate a vario titolo di associazione mafiosa e favoreggiamento. Per i magistrati sarebbe “pienamente inserito nell’associazione mafiosa”.
Nicosia era stato scarcerato tre anni fa dopo aver scontato due condanne per associazione mafiosa. Il radicale, appena uscito di galera, sarebbe tornato ai vertici della famiglia Sciacca. Il capo del gruppo, Accursio Dimino, è tra i fermati dell’operazione della Procura di Palermo.
L’uomo si sarebbe recato più volte in prigione al fianco di Giuseppina Occhionero, ex parlamentare di Leu con cui ha collaborato in passato. Al momento la deputata non è indagata, ma sarà sentita come testimone del caso. “Quello che si legge nelle intercettazioni è comunque vergognoso e gravissimo”, ha detto l’attuale parlamentare di Italia Viva, che si è definita amareggiata per quanto accaduto.
Tra i personaggi citati da Nicosia c’è anche il boss Matteo Messina Denaro. La Primula Rossa negli audio intercettati è stato definito “il nostro primo ministro”. Non è un caso che tra i detenuti coinvolti nel caso ci sia anche Filippo Guttadauro, cognato dello stesso Messina Denaro. Nelle registrazioni spiccano in negativo gli insulti a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: la loro morte per Nicosia sarebbe stata un semplice “incidente sul lavoro”.
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha definito le parole di Nicosia “sconvolgenti”. Lo si legge in un post su Facebook, in cui il leader dei Cinque Stelle sostiene che “chi insulta la memoria di Falcone e Borsellino definendo le stragi del 1992 “un incidente sul lavoro” fa ribrezzo”.