MOSCA – La Russia al voto per l’elezione del nuovo presidente. Da venerdì 15 e fino a domenica 17 marzo circa 114 milioni di cittadini russi sono chiamati alle urne. Di questi, 112,3 milioni vivono nella Federazione russa e nelle regioni ucraine annesse (Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson) e 1,9 milioni all’estero, dove saranno allestiti seggi presso le ambasciate e i consolati di 144 Paesi, compresi quelli considerati “ostili”. In Italia si voterà – solo nella giornata del 17 marzo – presso l’ambasciata a Roma e presso i consolati di Palermo, Genova e Milano.
Il risultato, però, sembra essere già scritto. Il leader del Cremlino Vladimir Putin va, infatti, verso il quinto mandato.
Putin cerca il plebiscito
“Spetta solo a voi, cittadini russi, determinare il futuro della Patria”. Con queste parole, pronunciate recentemente in diretta televisiva, Putin invita i cittadini a dare una prova di “patriottismo”. E neanche il conflitto contro Kiev può essere un ostacolo. Le operazioni di voto sono in corso, infatti, anche nella regione russa di Belgorod, nonostante i ripetuti attacchi ucraini con droni e razzi. Le smentite dell’interruzione del voto sono arrivate proprio dal sindaco della città. Putin è certo della riconferma. Il Cremlino punta a un’affluenza tra il 70 e l’80%.
Ma ai seggi non sono presenti gli osservatori dell’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Mosca, infatti, ha deciso di non invitarli.
“Mezzogiorno contro lo Zar”
Lo scenario russo di compattezza e patriottismo è, però, un castello di carte su cui da giorni si abbatte insistentemente un vento di polemiche e proteste. L’ultima è “Mezzogiorno contro lo Zar”, promossa prima dall’oppositore Alexei Navalny e, dopo la sua morte, dal suo team. L’obiettivo è chiedere ai cittadini di recarsi alle urne per mostrare la loro opposizione a Putin. La procura di Mosca, però, ha già messo in guardia i cittadini dal partecipare all’iniziativa. Prendere parte a questi eventi, ha avvertito la procura, “è punibile in base alla legge”. Intanto, in un comunicato, l’azienda petrolifera Lukoil ha annunciato la morte improvvisa del vice presidente Vitaly Robertus. Stando a diversi canali Telegram, Robertus sarebbe stato trovato morto impiccato nel bagno del suo ufficio.
Le reazioni dell’Ucraina e della Nato
Sulla scia delle proteste c’è anche l’Ucraina di Volodymyr Zelensky. Il ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba, come riporta il Guardian, ha esortato la comunità internazionale a respingere i risultati delle elezioni presidenziali russe, definite “una farsa”. Anche il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, in occasione della presentazione del rapporto annuale dell’alleanza, ha sottolineato l’importanza delle “elezioni libere” e “in Russia non saranno né libere né giuste”.