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HomeCronaca Febbre Chikungunya a Roma: stop donazioni di sangue

Febbre Chikungunya a Roma
Stop donazioni di sangue
polemica Comune-Regione

Il divieto per 1,2 milioni di persone

Avviata la disinfestazione straordinaria

di Salvatore Tropea14 Settembre 2017
14 Settembre 2017

This 2006 photo made available by the Centers for Disease Control and Prevention shows a female Aedes aegypti mosquito acquiring a blood meal from a human host at the Centers for Disease Control in Atlanta. The Chikungunya virus, spread by mosquitoes such as this and the Aedes albopictus species, causes fever and agonizing joint pain that can last for months. (ANSA/AP Photo/Centers for Disease Control and Prevention, James Gathany)

È stato disposto lo stop alle donazioni di sangue per circa 1,2 milioni di romani a seguito del focolaio di febbre Chikungunya, che nei giorni scorsi ha colpito prima Anzio e successivamente la zona della Asl 2 della Capitale. Sono infatti saliti a 17 i casi accertati di contagio, di cui sei a Roma e, come ha fatto sapere la Regione Lazio, «dieci casi sono di residenti o di chi ha soggiornato nel Comune di Anzio, mentre per gli altri sette non risulta che abbiano viaggiato in Italia o all’estero nei 15 giorni precedenti ai primi sintomi».

Il divieto assoluto di donazioni riguarda quindi tutti i residenti dei quadranti sud ed est della città e il provvedimento si è reso necessario poiché non esiste un test che permette di riconosce il virus nel sangue ed è quindi rischioso far donare persone che potrebbero essere infette. Questo porterà Roma, nei prossimi giorni, ad avere una carenza di circa 200-250 sacche di sangue, che saranno dunque fornite soprattutto dalle regioni limitrofe.

Intanto è stata firmata dal sindaco Virginia Raggi l’ordinanza comunale per contrastare l’emergenza e, come si legge in un comunicato del Campidoglio, sono già iniziati «gli interventi straordinari con i trattamenti larvicidi a seguito delle prime segnalazioni di venerdì scorso» e, nelle zone dei casi accertati, anche degli interventi adulticidi.

La febbre Chikungunya è però diventato un caso politico perché già nei giorni scorsi la Regione Lazio ha accusato il Comune di Roma di negligenza e la stessa Asl in una nota ha ricordato di aver già indicato, per due volte, al Comune di procedere con un piano straordinario di disinfestazione. La replica del Campidoglio è arrivata dall’assessore alla Sostenibilità ambientale, Pinuccia Montanari, che ha accusato la Regione di aver convocato Roma Capitale con grande ritardo. «Già dal mese di aprile – ha affermato la Montanari – l’amministrazione capitolina sta attivamente monitorando l’infestazione della zanzara tigre, adottando prontamente le misure di prevenzione e lotta attiva previste dalla normativa vigente». Il Comune di Roma ha inoltro respinto le accuse di ritardo nella disinfestazione a seguito dei primissimi casi di Chikungunya. «L’intervento – ha specificato sempre Pinuccia Montanari – è stato possibile solo al termine delle avverse condizioni climatiche dei giorni scorsi, che avrebbero reso inefficaci e inutili i trattamenti».

Tutte le persone colpite dalla febbre sono in buone condizioni e non corrono nessun pericolo. La Chikungunya, è bene ricordarlo, ha una bassissima mortalità e presenta sintomi quali forti dolori articolari, febbre alta, mal di testa, affaticamento, nausea e in un secondo momento sfoghi cutanei. Può comunque diventare pericolosa per alcuni soggetti deboli come bambini o anziani. La denominazione Chikungunya deriva dalla lingua kimakonde, della Tanzania, nella quale questo termine significa “diventare contorto” e si fa dunque riferimento al fatto che tra i sintomi di questa malattia vi sono forti dolori articolari che costringono in alcuni casi le persone ad assumere strane posizioni. L’ultimo grande focolaio in Italia si è avuto nel 2007 in Emilia Romagna, nel ravennate. Allora le persone colpite furono oltre 250 su un totale di 2mila residenti e la febbre causò un morto: un anziano che soffriva anche di altre patologie.

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