Secondo l’agenzia delle entrate italiane Fiat Chrysler Automobiles (FCA) avrebbe sottostimato il valore degli asset di Chrysler per 5,1 miliardi di euro al momento dell’acquisizione, realizzata in più fasi a partire dal 2009.
Nel 2014 Fiat ha poi trasferito la sede fiscale del gruppo in Olanda, permettendo alla società di ridurre il carico fiscale. Il rischio, secondo il portale finanziario Bloomberg, è che Fca debba restituire 1,5 miliardi di dollari, anche se il negoziato in corso potrebbe ridurre in modo significativo la cifra. I negoziati dovrebbero chiudersi entro la fine dell’anno e, se non venisse raggiunto un accordo, la questione potrebbe finire in tribunale. L’operazione con Chrysler, secondo un rapporto di audit citato da Bloomberg, ha innescato la cosiddetta ‘tassa di uscita’ sulle plusvalenze realizzate quando le società spostano attività al di fuori del paese”. All’epoca l’Italia aveva un’aliquota d’imposta del 27,5% circa, che farebbe ipotizzare di dover pagare appunto 1,5 miliardi. Fca ha dichiarato che gli asset di Chrysler valevano meno di 7,5 miliardi di euro mentre il Fisco italiano stima 12,5 miliardi
Da parte sua Fca tramite un portavoce della casa automobilistica ha detto che “non condividiamo affatto le considerazioni contenute in questa relazione preliminare e abbiamo fiducia nel fatto che otterremo una sostanziale riduzione dei relativi importi”.