Prudenza, parola che suona come un ritornello tra Berlino e Londra, Parigi e Madrid. Anche loro, come l’Italia, alle prese con l’inizio del limbo della Fase 2, tra speranze di ripartenza e paure per il ritorno dell’epidemia. Una fase fitta di incognite in cui l’unica risorsa dei governi è fare ricorso alla responsabilità dei cittadini per continuare a tenere basso l’indice R0, che misura la contagiosità del coronavirus: più si avvicina a zero, più è prossima la scomparsa di Covid-19.
Ma come si stanno muovendo i principali governi europei? Partiamo dalla Germania, paese più abile a gestire l’emergenza nel Vecchio Continente, sia per il basso livello di contagi e morti, sia per la tenuta dell’economia: tra i grandi Paesi è quella che subirà la frenata minore. Il governo di Angela Merkel ha deciso di riaprire già da fine aprile. Questa settimana però non è stata delle migliori: l’epidemia ha ripreso a cavalcare. L’indice di contagiosità – scrive l’Istituto Koch – è passato da 0,65 a 1,1. Un incremento negativo che comunque non mette fine alle riaperture, almeno per il momento. Dal 6 maggio Berlino ha concesso ai Lander, le regioni tedesche, la possibilità di decretare le riaperture di bar, ristoranti, alberghi ed esercizi commerciali. Le scuole, invece, erano già riaperte e quelle ancora chiuse lo faranno presto. La Bundesliga, il campionato di calcio, ripartirà il 16 maggio, nonostante la positività di una decina di calciatori (e non si fermerà in caso di nuovi contagi). Gli scienziati predicano calma, ma la politica sembra ormai andare spedita verso un ritorno alla normalità.
Pure la Gran Bretagna va verso un allentamento del lockdown. Lo ha comunicato ieri il primo ministro Boris Johnson: si passa da un perentorio “Stay home”, resta a casa, a un più vago “Stay alert”, state all’erta. Un cambio di slogan per un passaggio di fase cruciale per il Paese che in Europa conta ancora un numero di contagiati superiore ai 3mila al giorno (oltre 219mila in totale). Johnson ha annunciato anche delle leggere concessioni: si potrà andare nei parchi a prendere il sole o a fare esercizio fisico, si potrà riprendere l’auto (da dopodomani), e chi non può lavorare da casa potrà tornare in ufficio o in fabbrica, con la richiesta di evitare i mezzi di trasporto pubblici. A queste prime concessioni se ne aggiungeranno altre nel caso di riduzione dell’indice R0.
Londra sta lavorando fianco a fianco con Parigi. Johnson e il presidente francese Emmanuel Macron hanno annunciato l’istituzione di un tavolo tecnico per prendere decisioni comuni sui rapporti economici e la mobilità tra i due Paesi. E intanto fanno sapere che non ci sarà quarantena per chi viaggia al di qua e al di là de La Manica. In Francia comincia oggi la Fase 2: sono concessi più spostamenti (fino a 100km dal comune di residenza), riaprono alcune attività commerciali, scuole dell’infanzia e asili nido. Domani torneranno a scuola anche l’85% degli iscritti alla scuola primaria, mentre il 18 maggio riapriranno anche le scuole medie nelle città dove il contagio è più basso. Il paese rimane comunque diviso in due zone: una verde e una rossa, secondo il tasso di contagiosità.
Stessa divisione stabilita anche in Spagna. Anche lì, oggi, inizia la desescalada, l’allentamento delle restrizioni: si passa dalla Fase 0 alla Fase 1 in gran parte delle regioni, fatta eccezione per le aree metropolitane di Madrid e Barcellona. Sarà vietato spostarsi tra regioni, ma riapriranno i piccoli negozi, i dehors dei bar, gli hotel, biblioteche e musei. Tutto però con strette limitazioni degli accessi (tra il 30 e il 50%). Le squadre di calcio già hanno ripreso ad allenarsi e la Liga potrebbe ripartire il 12 giugno.