Erano le 13 ad Hanoi, le 7 italiane, quando i negoziati tra il presidente statunitense Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong-un sono stati interrotti bruscamente.
I due, che ieri avevano avuto un primo cordiale incontro e una conferenza stampa comune – in cui per la prima volta il dittatore coreano ha risposto alle domande dei giornalisti occidentali – hanno lasciato separatamente l’hotel dove le due delegazioni stavano trattando. Non hanno quindi partecipato né al pranzo precedentemente programmato né alla conferenza stampa congiunta per chiudere i negoziati.
Parlando con la stampa prima dell’inizio degli incontri di stamattina, Trump aveva detto che “nel lungo periodo avremo un fantastico successo”, ma aveva anche aggiustato il tiro aggiungendo di non avere fretta di trovare un accordo. È arrivata poi la notizia della cancellazione del pranzo nel ristorante dell’hotel di Hanoi dove stava avvenendo l’incontro.
Quando ormai si è appreso il fallimento dei negoziati di Hanoi, il Tycoon ha dichiarato che il motivo della rottura sono state le sanzioni internazionali nei confronti della Corea del Nord: Kim Jong-un voleva la loro cancellazione completa e immediata in cambio della chiusura del solo reattore nucleare di Yongbyon. Una proposta che però gli Stati Uniti non hanno considerato sufficiente. Infatti il leader coreano non era altrettanto propenso a rinunciare ad altre parti del suo programma atomico. Le due fazioni, ha detto Trump, rimangono inoltre agli antipodi sul tema della cosiddetta “denuclearizzazione” della penisola coreana.
Il disgelo previsto e auspicato è quindi mancato: di sicuro non si può considerare all’altezza delle aspettative. Trump ha comunque manifestato l’intenzione di non interrompere i rapporti avviati finora. Il Tycoon ha dichiarato che Kim gli ha promesso di continuare a non fare test nucleari e missilistici: “Gli credo”, ha detto Trump. Tuttavia i due si sono lasciati senza mettersi d’accordo su un altro futuro incontro bilaterale.