NEW YORK – Poco dopo il fallimento della Silicon Valley Bank, è arrivata la chiusura da parte del Tesoro e della Fed – Federal Reserve System – la chiusura della Signature Bank di New York, specializzata in servizi al settore legale e immobiliare e affondata dalle scommesse sulle criptovalute. L’intero sistema bancario statunitense è fortemente in crisi a seguito dell’aggressiva stretta monetaria della Fed, che ha aumentato i tassi di interessi, determinando una “corsa agli sportelli” e, pertanto, una richiesta di liquidità troppo elevata per i singoli istituti bancari. A contribuire alla crisi della Signature Bank – che ha subito un effetto a catena a seguito del fallimento della Silicon Valley Bank – anche i recenti crack nel settore delle criptovalute che hanno determinato un clima di profonda incertezza.
L’amministrazione Biden è immediatamente corsa al riparo per evitare una nuova Lehman Brothers. Il Tesoro e la Federal Reserve, infatti, hanno promesso che i clienti degli istituti non subiranno alcuna perdita, venendo immediatamente e completamente risarciti, nonostante l’assicurazione federale sui depositi, in teoria, si fermi alla soglia di 250 mila dollari. Visto che i depositi della Silicon Valley Bank e della Signature ammontano a 300 miliardi di dollari, è possibile che la Fdci, per evitare eventuali perdite, imponga a tutte le banche una speciale imposta.
Il fallimento dei due istituti di credito statunitensi ha scatenato un effetto domino. Nel Regno Unito tremano le imprese del settore tecnologico che Jeremy Hunt, il cancelliere dello Scacchiere, ha definito a “serio rischio”. La piattaforma e-commerce Etsy ritarderà i pagamenti ai propri rivenditori in tutto il mondo. In India, il ministro della Tecnologia ha convocato le startup indiane per valutare le conseguenze del crac, mentre la stablecoin Usdc ha perso il suo ancoraggio con il dollaro poiché aveva 3,3 miliardi di dollari in depositi presso la Silicon Valley Bank, secondo quanto annunciato da Circle. In Italia sprofonda anche Piazza Affari che segue il trend degli altri listini europei, cedendo ben il 4,2%. Sul listino milanese raffica di sospensioni al ribasso con Bper (-8,7%), Mps (-8,9%), Mediobanca (-5,7%), tutte in asta di volatilità – tipologia di asta che ha luogo dopo la sospensione e che prevede l’immissione, la modifica o la cancellazione di proposte di negoziazione in un determinato intervallo temporale per la conclusione simultanea dei contratti – , mentre Fineco, Intesa, Unicredit, Cnh e Tenaris registrano ribassi superiori al 5%.