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Expo 2015, Renzi nomina Raffaele Cantone supervisore degli appalti

di Nino Fazio12 Maggio 2014
12 Maggio 2014

cantone

Il premier Matteo Renzi ha nominato Raffaele Cantone a guardia degli appalti dell’Expo di Milano. Il magistrato alla guida dell’Autorità Nazionale Anticorruzione dovrà vigilare sugli appalti, all’indomani dello scandalo che ha travolto alcuni ambienti affaristico-politici. «Verificheremo – ha detto Cantone – in concerto in che modo l’Autorità possa svolgere un ruolo. Sono convinto che l’unica cosa da non fare è cancellare Expo. Da qualcuno sento ventilare questa prospettiva. A mio avviso sarebbe la più grande sconfitta per la democrazia: sarebbe come ammettere che dunque l’illegalità abbia vinto. Non è così. Bisogna andare avanti. E il governo ci mette la faccia».

 I mediatori. L’accusa, per la quale lo scorso 8 maggio sono scattati sette arresti, è di turbativa d’asta e corruzione. Le porte del carcere si sono aperte per il responsabile dell’ufficio contratti Angelo Paris e per due intramontabili factotum, Primo Greganti e Gianstefano Frigerio. Raggiunti da un provvedimento di custodia cautelare in carcere anche l’ex parlamentare del PDL Luigi Grillo, l’intermediario Sergio Catozzo e l’imprenditore Entico Malturo. Agli arresti domiciliari è finito invece Antonio Rognoni, ex direttore generale di Infrastrutture lombarde, già coinvolto in un’altra inchiesta alcune settimane fa. Secondo gli inquirenti, la premiata ditta Greganti-Frigerio-Grillo fungeva da tramite tra i referenti politici e le imprese che, per assicurarsi i lavori dell’Esposizione milanese, pagavano tangenti. «Io vi do tutti gli appalti che volete, basta che mi garantiate possibilità di carriera», avrebbe detto Paris secondo la ricostruzione del sostituto procuratore Gittardi. Secondo la procura, la turbativa d’asta si sarebbe consumata nel progetto Architettura di servizio (aree di ristorazione, spazi commerciali e servizi), aggiudicato da Maltauro e dalla cooperativa Cefla di Imola.

Nostalgia canaglia. Niente di imprevedibile, a giudicare dai nomi coinvolti. Greganti, infatti, ha un passato da galeotto, dopo essere stato travolto dall’inchiesta “Tangentopoli”, nella quale rimediò una condanna per finanziamento illecito al suo partito, il PCI. In quella gloriosa stagione ricopriva il ruolo di collettore delle “cooperative rosse”, con riferimento agli appalti locali e nazionali e alle esportazioni. Se il tempo gli ha tolto lo smalto dei giorni migliori, il lignaggio dell’uomo con le mani in pasta si intravede ancora: dalle indagini della procura di Milano pare, infatti, che “il compagno G.” – come venne soprannominato ai tempi di Tangentopoli – avrebbe avuto il ruolo di mediatore tra “la cupola” e i sindaci di sinistra. Affare rosso? Macché… La cupola – a detta dei magistrati dell’inchiesta – sarebbe bipartisan. A farne parte, infatti, ci sarebbe anche l’ex segretario provinciale della Dc lombarda ed ex parlamentare di Forza Italia Gianstefano Frigerio, anch’egli volto noto per i giudici di “Mani Pulite”. Anche per lui le condanne in definitiva – per finanziamento illecito, corruzione e concussione – non hanno rappresentato un ostacolo.

E non finisce mica qui. L’inchiesta, probabilmente, serberà qualche altro colpo di scena, se ha ragione il pm Ilda Boccassini, secondo la quale «è solo il primo gradino dell’indagine». Di certo bisogna fare in fretta: a un anno dall’inizio dell’evento, i lavori sono in forte ritardo. E la fretta, si sa, è foriera di “pasticci” e speculazioni. Anche per questo il premier Matteo Renzi ha deciso di avocare a sé\ l’Expo, affidandolo a Cantone. «L’Italia – ha detto il premier dai cantieri navali di Monfalcone – è molto più grande delle nostre paure, è molto più bella delle nostre preoccupazioni». Quando ci sono grandi interventi, grandi iniziative – ha rassicurato – se ci sono delle vicende che non vanno bene, se ci sono problemi con la giustizia, si devono fermare i responsabili e non le grandi opere».

Antonino Fazio

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