L’ultimatum britannico è scaduto. Cresce la tensione fra Londra e Mosca sui sospetti di coinvolgimento russo nell’attacco dello scorso 4 marzo con agente nervino contro l’ex spia Serghei Skripal e sua figlia Yulia a Salisbury, avvenuto in Inghilterra. La premier britannica Theresa May ha chiesto “chiarimenti convincenti” al Cremlino, ma la Russia continua a negare il suo intervento nella vicenda e si rifiuta di rispondere almeno finché Londra non mostrerà i campioni della sostanza che dice d’aver identificato. Inizia così il conto alla rovescia per le annunciate ritorsioni da parte della Gran Bretagna e l’eventuale risposta russa.
A poche ore dalla formale scadenza temporale imposta da Londra, il portavoce del Cremlino Dimitri Peskov ribadisce che la Russia non “c’entra nulla” con il caso Skripal. Non solo, il linguaggio usato dalla Gran Bretagna è per lui “inaccettabile”, secondo quanto riporta l’agenzia Tass. “Contiamo sul fatto che il buon senso prevalga in altri paesi e che capiscano che Londra non ha prove della colpevolezza di Mosca”, ha aggiunto. “Allo stesso tempo, Mosca è aperta alla cooperazione nelle indagini di questo incidente. Purtroppo, non incontra la reciprocità da parte dei britannici”, ha concluso il portavoce del Cremlino.
Se il ministero degli Esteri russo Serghei Lavrov ha già definito il caso dell’ex spia russa avvelenata una “colossale provocazione internazionale”, oggi torna a sottolineare che il rifiuto di usare canali ufficiali dimostra che Londra è “estremamente presuntuosa”. Lavrov insiste perché Londra usi i canali previsti dall’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, che da regolamento prevedono una risposta entro 10 giorni. “Noi – conclude il ministro – difenderemo il diritto internazionale e non vediamo nessuna argomentazione da parte dei britannici: se non presenteranno fatti concreti dovranno rispondere per l’evidente tentativo di confondere la comunità internazionale”.
Intanto la solidarietà a Londra arriva da molti paesi. Il presidente francese Emmanuel Macron è vicino alla Gran Bretagna “nella lotta contro l’impunità rispetto all’uso di armi chimiche”. Anche Angela Merkel, da Berlino, ha espresso pieno sostegno all’Inghilterra: “Sta alla Russia dare veloci risposte alle legittime domande del governo di Londra”. Inoltre, ieri sera, Theresa May ha sentito telefonicamente il presidente degli Stati Uniti Donald Trump concordando – come riferisce la stessa Casa Bianca – che “il governo della Federazione Russa deve fornire risposte inequivocabili su come questo agente chimico, sviluppato in Russia, sia arrivato ad essere utilizzato nel Regno Unito”.