Accordo raggiunto tra i commissari dell’ex Ilva e Arcelor Mittal. Ieri a Milano è stata firmata la modifica del contratto di affitto e acquisizione che prevede un investimento significativo dal settore pubblico italiani, l’impegno a raggiungere la piena produzione entro il 2025, a mantenere 10.700 dipendenti in azienda e il rinnovo del polo siderurgico di Taranto. La firma dell’accordo comporta, inoltre, la cancellazione della causa civile avviata per l’ipotesi di addio della multinazionale franco-indiana.
“Siamo soddisfatti per un accordo che assicura da subito continuità operativa all’impianto e pone le basi per un progetto di politica industriale di grande respiro in grado di coniugare, grazie ad importanti investimenti pubblici, il rispetto per la salute e per l’ambiente, la tutela dell’occupazione e la garanzia di concrete prospettive di competitività”, ha commentato il ministro dell’Economa, Roberto Gualtieri. I sindacati tuttavia, lo bocciano perché “non dà risposte sui nodi principali della drammatica vicenda degli stabilimenti del Gruppo”.
Grazie alla firma ora ripartirà la trattativa per valutare l’entità dell’impegno dello Stato, forse di 2 miliardi, che potrebbe entrare nel capitale di Am Investco attraverso Invitalia. La permanenza dei franco-indiani in Italia, però, è legata all’ingresso di nuovi soci, con lo Stato a fare da capofila. In una nota dell’azienda si legge che si tratterebbe di un “investimento significativo” che aprirà la strada a una “nuova importante partnership”. La conclusione dell’intesa dovrebbe avvenire entro il 30 novembre un nuovo Contratto di investimento. Altrimenti i Mittal potranno recedere dal contratto di affitto dandone comunicazione entro fine anno e restituendo gli impianti ai commissari, dopo aver pagato una “caparra penitenziale di 500 milioni”. Nell’accordo si vincola anche la chiusura dell’operazione alla modifica del Piano Ambientale, l’autorizzazione a portare la produzione a otto milioni di tonnellate l’anno e ad utilizzare “il rottame”, ma anche a un nuovo accordo coi sindacati. Non solo: nel nuovo piano è prevista la riduzione del 30% dell’uso del carbone, il rifacimento degli impianti, l’adozione di tecnologie produttive rispettose dell’ambiente (come il forno elettrico e l’utilizzo del preridotto) e in prospettiva l’uso di idrogeno.
Scontenti dell’accordo i parlamentari pugliesi del Movimento 5 Stelle. “Abbiamo perso un’occasione d’oro, perché avevamo la possibilità di chiedere in giudizio i danni alla multinazionale e invece abbiamo rinunciato a un sicuro risarcimento – si legge così in una nota – non c’è più tempo per sperare in improbabili eco-compatibilità dell’azienda dei veleni. Chiediamo a tutte le forze politiche unirsi nel fronte comune in cui già il sindaco di Taranto e i parlamentari ionici si sono stretti”.