ROMA – Tra l’ex Ilva di Taranto e ArcelorMittal la rottura è totale e il governo punta a un divorzio consensuale. Dopo l’incontro di ieri, 11 gennaio, tra i sindacati di categoria e il governo, l’unica cosa quasi certa è che il colosso franco-indiano dovrà uscire da Acciaierie d’Italia. Dopo mesi di tira e molla, con l’esecutivo che ha tentato di ricucire i rapporti e di non allontanare il socio di maggioranza, ora l’unica via percorribile appare la separazione tra le due parti. Un’ipotesi già paventata dal ministro delle Imprese Adolfo Urso, che durante l’informativa di giovedì 11 gennaio al Senato ha parlato della necessità di “un intervento drastico, cambiando equipaggio alla guida dell’ex Ilva per invertire la rotta”. “Non è più possibile condividere la governance dell’azienda con ArcelorMittal”, ha poi aggiunto Uso.
Due le strade: divorzio consensuale o commissariamento
Il divorzio potrà essere consensuale, soluzione individuata dai legali di Invitalia e di ArcelorMittal, che sono alla ricerca di un indennizzo da parte dello Stato entro mercoledì prossimo. Altrimenti, per il governo la frattura sarà insanabile e, in questo caso, non si esclude il ricorso all’amministrazione straordinaria e a un commissariamento. Divisioni e accuse nel mondo politico-industriale. Per il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, “negli anni si è perso solo tempo”. Grande incertezza sul futuro dell’ex Ilva, ma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, rassicura: “Di cosa succederà dopo ne parleremo giovedì prossimo».
Preoccupati Fim, Fiom e Uilm, deluso il sindaco di Taranto
Preoccupati i sindacati di categoria Fim, Fiom e Uilm. Il prossimo 18 gennaio a Palazzo Chigi si terrà un nuovo vertice tra i segretari delle tre sigle metalmeccaniche. L’obiettivo è cercare una soluzione legale che accontenti tutti, per evitare ulteriori strascichi giudiziari. È arrivato anche l’appello del segretario della Cgil, Maurizio Landini, secondo cui “è necessario garantire la continuità produttiva e i livelli occupazionali”. “C’è bisogno che lo Stato entri”, ha aggiunto il leader della Cgil, sottolineando che “un Paese senza siderurgia non ha futuro”. Infine, grande amarezza per il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, secondo cui “la situazione è drammatica”. Il primo cittadino della città pugliese ha lamentato l’esclusione dal tavolo da parte del governo, seppur “il ministro Urso conosca le nostre proposte” e ha indicato come unica strada percorribile la “transizione ecologica”.