ROMA – Un commissariamento sempre più concreto. Il governo sembra infatti vicino a estromettere ArcelorMittal da Acciaierie d’Italia. Cambierebbero così le dinamiche interne nella gestione dell’ ex Ilva di Taranto.
Un’operazione che arriva dopo l’approvazione del decreto legge ieri 16 gennaio, che rafforza in caso di ricorso all’amministrazione straordinaria, le misure già presenti per tutelare la continuità produttiva e occupazionale delle aziende in crisi.
Inoltre il Consiglio dei ministri ha approvato una norma specifica, congela i fondi accantonati per i giudizi pendenti che dovranno essere messi su un conto vincolato legato all’autorizzazione del tribunale. Nuove norme quindi, che prevedono anche garanzie di cassa integrazione straordinaria durante l’eventuale commissariamento e che sembrano preparare il terreno ad uno scontro aperto con Mittal.
Il gigante siderurgico franco-indiano sembra lasciare spazio a un’intesa. Secondo fonti interne, la società sarebbe disponibile a una discesa in minoranza ma escludendo ulteriori finanziamenti senza alcuna partecipazione alla gestione dell’azienda. Unica eccezione? I 200 milioni per l’acquisto degli impianti. Il confronto appare duro anche per un altro aspetto. Secondo fonti della multinazionale, la proposta di cedere tutte le proprie azioni rimanenti non avrebbe incontrato l’approvazione di Invitalia. Tuttavia, Mittal si dice comunque disposta a cederle a un investitore gradito al governo.
In questo gioco di strategie il governo sembra pronto ad avanzare, convocando giovedì 18 i sindacati per le ore 15. Proprio a loro infatti è dedicata parte del decreto, che rafforza la Cig (La Cassa Integrazione Guadagni), anche se ne vengono esclusi i lavoratori impegnati nella sicurezza e nella manutenzione degli impianti, per consentire che restino operativi. Per le società fornitrici invece rimangono ferme le disposizioni, già inserite nell’ordinamento, a tutela delle piccole e medie imprese creditrici.