Il colosso cinese Evergrande è vicino al default e si teme lo scoppio di una bolla nel settore del mattone. Questa mattina la seconda azienda di sviluppo immobiliare ha chiuso con una perdita del 10 per cento, dopo aver toccato il minimo storico di – 18,11 per cento. Sul gigante cinese, inoltre, pesano 305 miliardi di dollari di debito e il pagamento entro giovedì di 83,5 milioni di dollari di interessi per i bond a scadenza a marzo 2022. Ripercussioni si sono avute anche sulle borse europee, che questa mattina hanno aperto in forte calo a causa della preoccupazione di un possibile contagio. Tuttavia, la paura che questa debacle si traduca in una nuova Lehman Brothers risulta infondata. Secondo fonti di mercati newyorkesi, la chiusura del sistema finanziario cinese renderebbe “improbabile che l’atteso default di Evergrande possa sortire effetti sui mercati globali”.
Dietro l’attuale crisi nel settore immobiliare cinese c’è una forte costruzione di case e grattacieli, vere e proprie “New Town” in grado di ospitare centinaia di migliaia di residenti. Le politiche fiscali nel settore del mattone, particolarmente favorevoli, hanno attirato dagli anni Novanta ingenti investimenti. Tuttavia, la crisi demografica che la Cina sta vivendo, e che gli sforzi del governo non sono ancora riusciti ad arginare, ha prodotto un calo della domanda immobiliare, facendo rimanere queste New Town in larga parte invendute.
Resta adeso da capire come il governo di Pechino deciderà di muoversi. Una delle opzioni potrebbe essere quella di salvare l’impresa dal fallimento, per evitare grandi destabilizzazioni del sistema economico. Ma non è da escludere che l’esecutivo possa decidere di dare invece un segnale forte agli speculatori del mattone, lasciando scoppiare la bolla.