Secondo un rapporto pubblicato dalla Commissione europa per gli affari economici riferito all’anno 2017, l’Italia è il paese europeo con il più alto livello di evasione sull’Iva. È quarta per il maggior divario tra gettito previsto e riscosso con il 24%, dietro solo a Romania, Grecia e Lituania.
I valori sono calcolati in base alla differenza tra il gettito previsto e quello effettivamente giunto nelle casse statali. Il mancato pagamento dell’imposta sul valore aggiunto ha causato all’Italia una perdita di 33,6 miliardi di euro. Il danno economico, nonostante si sia ridotto di 2,8 punti percentuali rispetto al 2016, resta comunque il più alto fra i paesi dell’eurozona.
In totale gli Stati membri dell’Unione solo nel 2017 hanno perso circa 137 miliardi di gettito dall’imposta non riscossa né versata, ovvero l’11,2% del totale degli introiti stimati sull’Iva, in calo di 10 miliardi rispetto all’anno precedente.
L’Italia è stata tra le prime nazioni a introdurre specifiche misure per contrastare il fenomeno: fattura e scontrini elettronici sono le due importanti novità introdotte dal 2019 in ottica anti-evasione. Sotto l’occhio vigile dell’Agenzia delle Entrate vi saranno quindi tutte le spese sostenute da ciascun contribuente, ancor più considerando che allo scontrino elettronico sarà abbinata la lotteria dei corrispettivi, che incentiverà il consumatore sia a pagare con mezzi tracciabili che a rilasciare i propri dati personali.
La strategia messa in atto dal Fisco va oltre i singoli dati delle fatture: è con l’incrocio delle informazioni disponibili nelle sue banche dati che l’Agenzia delle Entrate individuerà i contribuenti “a rischio”. Dati dei conti correnti, fatture emesse e ricevute, spese effettuate e redditi dichiarati saranno informazioni da incrociare e valutare, per scovare presunti evasori e per prevenire fenomeni di frode o elusione fiscale.